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   Terrorism
    

TRADUZIONE INFORMALE, DA NON CONSIDERARE COME TESTO UFFICIALE

Rapporto sul terrorismo nei vari paesi 2006 – Valutazione Strategica, 30 aprile 2007

VALUTAZIONE STRATEGICA

Introduzione

Questo capitolo mette in evidenza l’andamento e gli sviluppi fondamentali del terrorismo relativamente all’anno 2006, il quale costituisce la base di partenza per osservazioni più dettagliate, contenute nei capitoli successivi. Poiché questa edizione del Rapporto Internazionale sul Terrorismo viene pubblicata cinque anni dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001, il presente capitolo inizia con l’analisi dei progressi ottenuti fino ad oggi contro la minaccia terroristica.

Sono trascorsi cinque anni, e vari sono stati i progressi compiuti

Traguardi significativi

Cinque anni dopo l’11 settembre, la lotta della comunità internazionale contro il terrorismo transnazionale continua. Le iniziative di cooperazione internazionale hanno portato a grossi miglioramenti nel campo della sicurezza – in modo particolare per quel che riguarda la difesa dei confini e dei trasporti, la maggiore sicurezza per i documenti da viaggio, il blocco dei finanziamenti ai terroristi ed i limiti imposti ai movimenti degli stessi. La comunità internazionale ha anche ottenuto successi significativi, smantellando organizzazioni terroristiche e cancellando la loro leadership. Ciò ha contribuito a ridurre le capacità operative dei terroristi, ed ha portato alla carcerazione o alla morte di molti dei loro capi più importanti.

Lavorando con gli alleati ed i partner di tutto il mondo, attraverso il coordinamento e la condivisione di informazioni, abbiamo creato un ambiente operativo meno permissivo per i terroristi, costringendo i capi a spostarsi continuamente oppure a nascondersi, e diminuendo la loro capacità di pianificare ed organizzare attentati. Canada, Australia, Regno Unito, Arabia Saudita, Turchia, Pakistan, Afghanistan e molti altri alleati hanno svolto un ruolo fondamentale ai fini di questo successo, riconoscendo che il terrorismo internazionale rappresenta una minaccia per l’intera comunità internazionale.

Attraverso l’Iniziativa Regionale Strategica (Regional Strategic Initiative), il Dipartimento di Stato sta lavorando con ambasciatori e rappresentanti del coordinamento interagenzie per quanto riguarda le maggiori operazioni terroristiche, in modo da accertare la minaccia ed elaborare strategie di collaborazione, piani d’azione ed indicazioni politiche. Abbiamo compiuto progressi nell’orchestrare risposte regionali ai terroristi che operano in aree ingovernate o lungo i confini nazionali. Questa iniziativa ha permesso un miglior coordinamento intergovernativo tra le agenzie governative degli Stati Uniti, una maggiore collaborazione con e tra i partner regionali, ed ha migliorato la pianificazione e la scala delle priorità, consentendoci di utilizzare tutti i mezzi governativi per stabilire misure a lungo termine, allo scopo di emarginare i terroristi. [Vedi Capitolo 5 – I ripari sicuri dei terroristi (Rapporto 7120) per ulteriori informazioni sull’Iniziativa Strategica Regionale].

Sfide continue

Nonostante questi innegabili progressi, permangono le sfide più importanti. Molti stati continuano a sponsorizzare il terrorismo. L’Iran rimane il principale finanziatore del terrorismo, e continua a minacciare i suoi vicini e a destabilizzare l’Iraq fornendo armi, addestramento, consigli e risorse finanziare per selezionare i militanti iracheni sciiti. La Siria, sia direttamente che insieme ad Hezbollah, ha cercato di indebolire il governo eletto in Libano e di fare arretrare i progressi conseguiti per la democratizzazione del Medio Oriente. Anche la Siria ha sostenuto baatisti e militanti iracheni, ed ha continuato a permettere ai combattenti stranieri ed ai terroristi di transitare attraverso i suoi confini per entrare in Iraq.

L’intervento internazionale in Iraq ha apportato benefici misurabili. Ha rimosso un regime totalitario oltraggioso, con una storia di sponsorizzazione e sostegno al terrorismo regionale, ed ha permesso la nascita di un nuovo processo politico democratico. Tuttavia, esso è stato anche usato da terroristi come grido di guerra per la radicalizzazione e l’attività estremista, e ciò ha contribuito all’instabilità dei paesi vicini.

L’Afghanistan rimane minacciato dagli insorti talebani e dagli estremisti religiosi, alcuni dei quali sono legati ad Al-Qaida (AQ) e ad altri sponsor al di fuori del paese. In Afghanistan, il sostegno pubblico a favore del governo rimane alto, le istituzioni nazionali stanno diventando più forti e la maggioranza degli afgani crede di vivere molto meglio rispetto a quando si trovava sotto il regime talebano. Tuttavia, per sconfiggere la rinascente minaccia, la comunità internazionale deve inviare gli aiuti promessi, e lavorare con gli afgani per costituire delle capacità anti-insurrezioniste, garantire un governo legittimo ed effettivo e contrastare lo sviluppo della coltivazione di narcotici.

Il conflitto israelo-palestinese rimane una fonte di motivazione terroristica. Lo svolgimento di elezioni libere nei territori palestinesi è stato accolto come un segno di democratizzazione, ma il conseguente rifiuto di HAMAS di rinnegare il terrorismo o accettare il diritto universalmente riconosciuto di Israele ad esistere, hanno indebolito gli effetti dell’elezione. L’attività terroristica che proviene dai territori palestinesi rimane un fattore chiave destabilizzante, e costituisce una notevole causa di preoccupazione.

La guerra estiva in Libano tra Israele ed Hezbollah è stato un esempio fondamentale di come i continui tentativi da parte di Hezbollah di manipolare il persistente malcontento lungo il confine israelo-palestinese, possano rapidamente determinare uno stato di guerra aperta. Il conflitto ha costretto la comunità internazionale a chiedere nuovamente il disarmo totale di Hezbollah, attraverso la Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU (UNSCR), ed ha dato vita ad un rinnovato impegno internazionale per sostenere in Libano una democrazia pacifica, stabile e multi-settaria. Nonostante ciò, Hezbollah, una designata organizzazione terroristica straniera, insieme ad Iran e Siria, stati sponsor del terrorismo, continua ad indebolire il governo eletto in Libano, e resta una grave minaccia per la sicurezza in Medio Oriente.

Al-Qaida ed i suoi affiliati si sono adeguati ai nostri successi relativi all’indebolimento della loro capacità operativa, ed hanno concentrato maggiore attenzione e risorse su iniziative di propaganda e disinformazione. Sfruttano ed interpretano le azioni di numerosi attori locali pseudo-indipendenti, usandoli per mobilitare sostenitori e simpatizzanti, intimidiscono gli oppositori ed influenzano l’opinione internazionale. I terroristi considerano le attività di informazione una parte essenziale delle loro iniziative. La comunità internazionale deve ancora preparare una risposta coordinata, efficace ed ingegnosa alla propaganda degli estremisti.

Nel complesso, Al-Qaida, e la sua libera confederazione di movimenti affiliati, rimane la minaccia più immediata alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti, e costituisce una sfida significativa alla sicurezza della comunità internazionale.

Gli orientamenti di Al-Qaida

I singoli eventi terroristici, come l’attentato alla moschea Askariya di Samarra, in Iraq, avvenuto il 22 febbraio 2006, che ha provocato una violenza settaria diffusa ed ha cambiato il corso della guerra in Iraq, possono diventare fattori scatenanti di conflitti più ampi, o modelli da seguire per pianificare attacchi simili. Poiché il terrorismo si basa fondamentalmente su motivazioni politiche, la valenza politica degli eventi più importanti è essenziale per determinare risposte significative. Pertanto, gli orientamenti presentati in questa sezione sono interpretativi – essi forniscono un’introspezione qualitativa che integra i dettagli statistici esposti nei capitoli successivi.

Passaggio da un terrorismo di “spedizione” ad un terrorismo di “guerriglia”.

I primi attacchi terroristici di Al-Qaida erano in gran parte di spedizione. L’organizzazione selezionava ed addestrava terroristi in un paese, poi li infiltrava clandestinamente in una squadra all’interno del paese target per colpire un obiettivo programmato precedentemente. Gli attentati del 1998 contro le Ambasciate degli Stati Uniti a Nairobi e a Dar El-Salaam, quello del 2000 contro la nave militare americana USS Cole e gli attacchi dell’11 settembre, ne sono stati degli esempi. L’accresciuta difesa dei confini internazionali, la sicurezza nei trasporti ed il controllo dei documenti hanno reso più difficile questo tipo di attentati. L’infiltrazione clandestina attraverso i confini è diventata più complicata, la ricognizione è più rischiosa ed il movimento internazionale di fondi e materiale è più semplice da rilevare.

Pertanto, abbiamo assistito ad un orientamento verso il terrorismo di guerriglia, dove l’organizzazione cerca di preparare la squadra nelle vicinanze del suo obiettivo, impiegando cittadini del paese bersaglio. Attraverso gli intermediari, la propaganda su internet e la sovversione di popolazioni di immigrati espatriati, i terroristi ispirano cellule locali a realizzare attacchi terroristici, che poi essi sfruttano per scopi propagandistici. Tutto ciò permette di evitare la necessità di infiltrare una squadra attraverso i confini, o trasferire clandestinamente fondi e materiali. L’attentato di Madrid del 2004, gli attacchi di Londra del luglio 2005, ed il tentativo trasversale dell’agosto 2006 di attentare agli aerei passeggeri operativi dagli aeroporti britannici, includono elementi di questo tipo di approccio.

Sia l’approccio al terrorismo di spedizione che a quello di guerriglia coesistono accanto ad un vero e proprio terrorismo “cresciuto in casa”, che coinvolge cellule locali che agiscono spontaneamente, piuttosto che essere consapevolmente ispirate dai terroristi transnazionali. Invece di adottare un singolo modus operandi, Al-Qaida ed i movimenti ad essa affiliati continuano a rivelarsi altamente adattabili, sviluppando rapidamente nuovi sistemi in risposta alle contromisure.

La guerra di propaganda dei terroristi

Così come sottolineato dal Rapporto Internazionale sul Terrorismo del 2005, il successo della comunità internazionale nell’indebolire la leadership terroristica e la capacità operativa di Al-Qaida, hanno portato questa organizzazione a concentrare tutti i suoi sforzi sulla disinformazione e la propaganda anti-occidentale. Questa tendenza ha accelerato il suo passo quest’anno, ed ha visto Al-Qaida sfruttare cinicamente il malcontento dei gruppi locali e cercare di atteggiarsi ad avanguardia del movimento mondiale. Al-Qaida conserva ancora delle capacità operative, e mantiene inalterato l’intento di realizzare attentati spettacolari su vasta scala, inclusi attacchi agli Stati Uniti e ad obiettivi occidentali ad alto profilo. Nel complesso, comunque, l’approccio attuale di Al-Qaida si concentra soprattutto sulla guerra di propaganda – impiegando una combinazione di attacchi terroristici, insurrezioni, programmi mediatici, divulgazione di idee attraverso internet e sovversione, per indebolire la fiducia e l’unità delle popolazioni occidentali e generare la falsa percezione di un potente movimento mondiale.

Il “nastro trasportatore” dei terroristi

E’ continuata la radicalizzazione di popolazioni di immigrati, giovani e minoranze emarginate in Europa, Medio Oriente ed Africa. E’ diventato sempre più chiaro, comunque, il fatto che tale radicalizzazione non avviene per caso o perché queste popolazioni sono istintivamente inclini all’estremismo. Piuttosto, c’è stata una crescente evidenza di terroristi ed estremisti che manipolano il malcontento di giovani emarginati o delle popolazioni di immigrati, e lo sfruttano cinicamente per sovvertire l’autorità legittima e generare inquietudine.

I terroristi che cercano di manipolare il malcontento rappresentano un “nastro trasportatore”, attraverso il quale essi cercano di convertire le popolazioni emarginate o arrabbiate a ideologie estremiste, trasformandole, poco alla volta, in simpatizzanti, sostenitori ed, infine, in membri delle reti terroristiche. In alcune regioni ciò comprende i tentativi da parte di Al-Qaida e degli altri terroristi di sfruttare le insurrezioni ed i conflitti delle comunità come strumenti di radicalizzazione e reclutamento, usando soprattutto internet per trasmettere i propri messaggi. Opporsi a queste iniziative richiede che ci impegniamo a considerare le popolazioni di immigrati e di giovani non come una minaccia da cui difenderci, ma come l’obiettivo della sovversione dei nostri nemici che deve essere difeso e sostenuto. E’ necessario, inoltre, che i leader delle comunità si prendano la responsabilità delle azioni dei membri all’interno delle comunità stesse, ed agiscano per contrastare la sovversione estremista.

Un nuovo tipo di nemico

Al-Qaida come insurrezione mondiale

Gli eventi che sono emersi e che abbiamo menzionato, evidenziano una tendenza profonda: la trasformazione del terrorismo tradizionale dalle forme tradizionali, a cui il Congresso intendeva riferirsi quando aveva stabilito che la serie annuale dei Rapporti Internazionali dovesse costituire un approccio più ampio e multiforme alla guerra transnazionale non di stato, che adesso somiglia più ad una forma di insurrezione mondiale. Siamo entrati in una nuova era di conflitti, che possono richiedere modelli nuovi e risposte differenti rispetto a quelle dell’era precedente.

Al-Qaida ed il gruppo centrale della sua leadership rappresentano una rete di azione globale che cerca di aggregarsi e sfruttare gli effetti di un insieme di attori semi-indipendenti ampiamente dispersi. Definisce apertamente se stesso come un movimento di guerriglia transnazionale, ed applica le classiche strategie rivoluzionarie ad un livello mondiale. Al-Qaida impiega il terrorismo, ma anche la sovversione, la propaganda e la guerra aperta, e cerca armi di distruzione di massa, in modo da infliggere il massimo danno possibile ai suoi oppositori. Si unisce a e sfrutta un’ampia ed indistinta comunità di attori regionali, nazionali e locali, che condividono alcuni dei suoi obiettivi, ma perseguono anche i propri programmi locali. Infine, agisce attraverso rifugi sicuri situati nella regione e lungo i confini, i quali facilitano le sue azioni ed ostacolano le risposte dei governi.

Disgregare gli elementi che costituiscono questa minaccia

Fino a quando Al-Qaida riuscirà a tenere unita questa costellazione così vasta di attori estremisti, potrà nuovamente perseguire attacchi terroristici più frequenti e geograficamente più estesi. Pertanto, dobbiamo agire per “disgregare” gli elementi che compongono questa minaccia, attraverso la cooperazione internazionale, l’anti-propaganda, l’anti-sovversione, l’anti-insurrezione e l’anti-terrorismo tradizionale.

Disgregare gli elementi della minaccia significa spezzare i legami della catena che sfrutta il malcontento delle persone comuni e le manipola, facendole diventare terroristi. Significa fornire una via di uscita a coloro che sono già radicalizzati, e creare delle alternative per i gruppi emarginati al fine di trovare una soluzione al loro legittimo malcontento, senza unirsi alla rete terroristica. Significa impedire ad Al-Qaida di realizzare il suo obiettivo primario, che consiste nel raggiungere una posizione di leadership rispetto alle frange estremiste di tutto il mondo, ed unirle in un unico movimento. Tutto ciò non elimina completamente la minaccia, ma contribuisce a limitarla alle componenti locali meno pericolose, che possono essere affrontate attraverso il lavoro congiunto di singoli governi e comunità.

Costruire reti di fiducia

Questa collaborazione richiede la creazione di reti di fiducia, per disperdere ed emarginare le reti terroristiche. Se da un lato l’uccisione e la cattura dei terroristi più importanti sono fondamentali per combattere il terrorismo, dall’altro possono sortire effetti negativi. Tali azioni non eliminano la minaccia e, se condotte nel modo sbagliato, possono essere altamente controproducenti. Al contrario, dobbiamo cercare di costruire reti di fiducia, composte da governi, cittadini privati ed organizzazioni, istituzioni ed organizzazioni commerciali che lavorano insieme per sconfiggere la minaccia dell’estremismo violento.

Tali reti, nel corso del tempo, aiutano le popolazioni a rischio ad allontanarsi dalla manipolazione sovversiva dei terroristi, e creano meccanismi per risolvere le necessità ed il malcontento della gente, emarginando in tal modo i terroristi stessi. Organizzazioni giovanili, educative, partnership commerciali, una politica per garantire maggiori diritti alle donne ed iniziative di sviluppo locale, possono insieme svolgere un ruolo importante, con l’aiuto del governo che assolve una funzione di sostegno.

I capi dei terroristi, i ripari sicuri e le condizioni implicite

Per rendere effettive queste misure, le tre componenti strategiche della minaccia terroristica che devono essere neutralizzate sono: i capi dei terroristi, i ripari sicuri e le condizioni implicite. I capi dei terroristi svolgono una funzione motivazionale, mobilitativa ed organizzativa, e rappresentano delle figure simboliche. I ripari sicuri, che si trovano spesso in aree non governate o mal governate, forniscono uno spazio sicuro nel quale svolgere attività di addestramento, pianificazione e sostegno finanziario ed operativo; costituiscono, inoltre, una base per la preparazione degli attentati. Essi possono essere sia di natura fisica che virtuale. Oltre a tutto ciò, le condizioni implicite forniscono il carburante, sotto forma di malcontenti e conflitti, che alimenta i processi di radicalizzazione.

Considerare questa nuova era di conflitti come una forma di insurrezione mondiale, implica il fatto che i sistemi anti-insurrezionisti sono fondamentali per combattere la nuova forma di terrorismo transnazionale. Tali sistemi includono: in primo luogo, concentrarsi sulla protezione e la sicurezza della popolazione; in secondo luogo, emarginare i rivoltosi, accattivandosi il sostegno e la collaborazione delle popolazioni a rischio, attraverso provvedimenti politici e di sviluppo mirati, e conducendo scrupolose operazioni speciali guidate dai servizi di intelligence, per eliminare gli elementi nemici critici, con un minimo danno collaterale.

Integrare tutte le componenti del potere nazionale

Tutte le componenti del potere nazionale, quali quella diplomatica, militare, economica e di intelligence, devono essere integrate ed applicate in un approccio governativo globale coordinato. Le dimensioni intellettuali e psicologiche della minaccia terroristica sono almeno tanto importanti quanto la sua dimensione fisica; pertanto, le contromisure devono essere adeguatamente coordinate e finanziate. Quindi, la componente militare del potere nazionale svolge solo un ruolo di supporto in questo sforzo: il centro di interesse primario è l’influenza non militare.

Poiché il nemico è un attore non statale che riscuote successo tra la gente disamorata, gli sforzi del settore privato sono almeno tanto importanti quanto l’attività governativa. La diplomazia cittadina, l’attività culturale, i contatti da persona a persona, la cooperazione economica e lo sviluppo, e l’impiego delle risorse di mezzi di comunicazione ed istruzione, costituiscono le componenti essenziali della nostra risposta alla minaccia. Motivare, mobilitare e sostenere queste attività svolte dai privati, rappresentano i principali doveri della leadership in questo nuovo scenario.

L’impegno – la chiave per il successo

L’esperienza dell’11 settembre ha dimostrato che il fattore chiave di successo nell’affrontare l’estremismo violento è l’impegno dei governi di lavorare l’uno con l’altro, insieme alla comunità internazionale, alle organizzazioni del settore privato, con i propri cittadini e le popolazioni di immigrati.

Laddove i governi collaborano, costruiscono reti di fiducia, cercano un sostegno attivo ed informato da parte della loro popolazione, stabiliscono un’autorità disponibile a dare risposte, efficace e legittima, e si impegnano a lavorare a stretto contatto con la comunità internazionale, la minaccia del terrorismo si è ridotta in modo significativo.

Laddove i governi non si sono impegnati a lavorare con gli stati vicini e non hanno ottenuto il sostegno della popolazione, il terrorismo, insieme all’instabilità ed ai conflitti che i terroristi sfruttano, continuano a rimanere le principali fonti di minaccia.

Sommario

Questo capitolo rappresenta un lavoro preparatorio alle analisi dettagliate che seguiranno. Nel riesaminare gli eventi accaduti dall’11 settembre, risulta chiaro che vari sono i progressi compiuti. I traguardi significativi raggiunti nel campo della sicurezza dei confini, della condivisione di informazioni, della sicurezza dei trasporti, dei controlli finanziari, e l’uccisione o la cattura di numerosi capi dei terroristi, hanno diminuito la minaccia. Tuttavia, essa continua a permanere, e la sponsorizzazione degli stati, la risposta terroristica all’intervento in Iraq, le accresciute capacità di propaganda terroristica, il perseguimento di armi nucleari da parte degli stati sponsor del terrorismo e lo sfruttamento del malcontento da parte dei terroristi, rappresentano delle sfide ancora in corso. Le tendenze più recenti includono la nascita di un terrorismo di “guerriglia”, che agisce parallelamente all’approccio tradizionale del terrorismo di “spedizione”, una migliorata capacità di guerra di propaganda da parte di Al-Qaida, ed un’evidenza crescente del “nastro trasportatore” dei terroristi, che cerca di manipolare deliberatamente e sfruttare il malcontento delle popolazioni a rischio.

Una tendenza più profonda è il cambiamento della natura del terrorismo, da un terrorismo internazionale degli ultimi anni del 20esimo secolo, ad una nuova forma di guerra transnazionale non statale, che rassomiglia ad una specie di insurrezione mondiale. Ciò rappresenta una nuova era di guerra, e contrastare questa minaccia richiede l’applicazione di tecniche per l’anti-insurrezione, basate soprattutto sulla capacità di proteggere, difendere ed accattivarsi il sostegno delle popolazioni a rischio, oltre ad avere come obiettivo le reti di estremisti violenti ed i singoli terroristi.

La creazione di reti di fiducia da parte di organizzazioni private, governative e cittadini, e l’applicazione di misure civili e militari integrate attraverso tutte le componenti del potere nazionale, sono fondamentali per questo tipo di approccio. I capi dei terroristi, i ripari sicuri e le condizioni implicite sfruttate dai terroristi, costituiscono i principali obiettivi strategici su cui dobbiamo puntare. Il fattore chiave di successo che finora è emerso, è l’impegno da parte dei governi a lavorare con la comunità internazionale, la propria gente, e le popolazioni a rischio di immigranti o giovani, in modo da contrastare insieme la minaccia.

Partendo da questo scenario, le sezioni successive del rapporto presenteranno analisi dettagliate per ciascuna regione e paese.

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