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TRADUZIONE INFORMALE, DA NON CONSIDERARE COME TESTO UFFICIALE

Rapporto sul rispetto dei diritti umani nei vari paesi – ITALIA, 11 marzo, 2008

(Pubblicato dall’Ufficio per la Democrazia, i Diritti Umani ed il Lavoro)

ITALIA

L'Italia è una democrazia parlamentare multipartitica, con circa 59.1 milioni di abitanti. Il Parlamento bicamerale è formato dalla Camera dei Deputati e dal Senato. Le elezioni parlamentari nazionali, che hanno avuto luogo ad aprile 2006, sono state ritenute libere ed eque dagli osservatori internazionali. In linea di massima, le autorità civili hanno mantenuto un efficace controllo sulle forze di sicurezza.

In generale, il governo ha rispettato i diritti umani dei cittadini, anche se si sono verificati problemi in alcuni settori. Nonostante gli enormi ritardi, la legge ed il sistema giudiziario mettono a disposizione sistemi efficaci per affrontare i singoli casi di violazione. Le lunghe detenzioni prima del processo, i tempi eccessivamente prolungati delle cause giudiziarie, la violenza contro le donne, il traffico di esseri umani ed i maltrattamenti nei confronti dei Rom, costituiscono i problemi del paese.

RISPETTO DEI DIRITTI UMANI

Sezione 1 Rispetto dell'integrità della persona, tra cui libertà da:

Privazione arbitraria o illegittima della vita

Il governo o i suoi rappresentanti non hanno commesso alcun omicidio motivato politicamente; tuttavia, nel corso dell’anno, la polizia ha sparato ed ucciso tre persone.

L’11 novembre, un agente di polizia ha sparato un colpo di pistola per porre fine ad una rissa tra due gruppi di tifosi di calcio in un’area di servizio dell’autostrada A1, in prossimità di Arezzo. L’uomo ha colpito ed ucciso Gabriele Sandri, che era seduto in macchina con quattro amici. Alla fine dell’anno, l’agente è stato indagato per omicidio volontario.

Il 1 luglio, un agente di polizia di Verona, ha sparato ed ucciso Susanna Venturini; la donna avrebbe tentato di fuggire da un’area di servizio, luogo concordato per il ritiro di 58.400 dollari (40 mila euro), frutto di un'estorsione ai danni di un funzionario dell'ispettorato del lavoro. Alla fine dell’anno, non risultavano indagini in corso.

Sparizioni

Non sono stati denunciati casi di sparizioni motivati politicamente.

Torture ed altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti

La legge proibisce pratiche di questo tipo; tuttavia, secondo alcune denunce, la polizia ha talvolta fatto uso eccessivo della forza contro persone, in particolare Rom ed immigrati, detenute per reati penali comuni, o nel corso di controlli per l'identificazione.

Il 20 giugno, i pubblici ministeri di Ferrara hanno rinviato a giudizio quattro agenti di polizia – Paolo Forlani, Monica Segatti, Enzo Pontani e Luca Pollastri, con l’accusa di omicidio colposo per la morte di Federico Aldovrandi, morto nel 2005 dopo essere stato fermato dalla polizia.

Alla fine dell’anno, è proseguito il processo contro 27 poliziotti, tra cui vari funzionari di grado superiore, accusati di spergiuro, cospirazione o aggressione durante un'incursione effettuata dalla polizia in un edificio usato dai dimostranti durante il summit del G-8 a Genova, nel 2001. E’ proseguito il processo separato contro 45 agenti di polizia, accusati di "trattamento inumano o degradante" ed aggressione nei confronti dei manifestanti durante la loro successiva detenzione. Alla fine dell’anno, i processi erano ancora in corso. A giugno, Gianni De Gennaro, che all’epoca dei fatti era Capo della Polizia, è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di istigazione alla falsa testimonianza. Il Ministro degli Interni lo ha rimosso dal suo incarico, nominandolo, però, Capo di Gabinetto.

Si possono trovare ulteriori informazioni relative a questa sottosezione, di seguito, in questo stesso rapporto. (vedi sezione 5).

Condizioni delle carceri e dei centri di detenzione

Nel complesso, le condizioni delle carceri e dei centri di detenzione sono conformi agli standard internazionali, sebbene alcune strutture carcerarie rimangano sovraffollate ed antiquate. Il governo ha consentito a osservatori appartenenti alle organizzazioni indipendenti per i diritti umani, di visitare le strutture.

Alla fine dell’anno, i detenuti erano 49 mila, in un sistema carcerario concepito per contenerne 42.500; in ogni caso, l’irregolare distribuzione dei prigionieri, ha fatto sì che alcune strutture continuassero a rimanere sovraffollate. Nelle strutture più vecchie mancavano gli spazi per l'attività all’aria aperta o la ginnastica; in alcune prigioni mancava un'adeguata assistenza medica. Circa il 67 per cento dei carcerati stava scontando una condanna; l'altro 33 per cento era costituito principalmente da detenuti in attesa di giudizio.

Secondo un’inchiesta di un centro di ricerca indipendente, tra gennaio ed ottobre 109 prigionieri sono morti mentre si trovavano sotto custodia, di cui 39 per suicidio. Non è risultato che queste morti siano state provocate da abusi o per negligenza da parte di guardie carcerarie.

Alcuni dei 17 centri di permanenza temporanea per immigrati illegali hanno continuato ad essere sovraffollati, soprattutto durante l’estate, quando aumenta il flusso degli immigrati clandestini dal Nord Africa. Il governo ha consentito l'accesso ai centri di permanenza ai rappresentanti dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNCHR) e delle organizzazioni non governative (ONG). Secondo Amnesty International (AI), in questi centri i bambini sono spesso tenuti insieme agli adulti. La legge non prevede che i detenuti in attesa di giudizio vengano tenuti separati da quelli che scontano condanne, ed essi sono tenuti insieme in prigioni molto anguste.

Il governo ha consentito alle organizzazioni indipendenti per i diritti umani, ai parlamentari e ai media di visitare le strutture. Amnesty International (AI), la Commissione per i Diritti Umani dell'ONU, il Comitato contro la Tortura del Consiglio Europeo (CPT) e il Relatore Speciale dell'ONU contro la Tortura, hanno compiuto regolari verifiche sul sistema giudiziario e carcerario del paese. Parecchi comuni hanno nominato difensori civici indipendenti permanenti, che si sono occupati di promuovere i diritti dei detenuti e facilitare l'accesso agli assistenti sanitari e ad altri servizi.

Il 5 luglio, il governo ha reso pubblica la sua risposta al rapporto del CPT, i cui rappresentanti avevano visitato, nel giugno 2006, i centri di detenzione temporanea del paese per immigrati illegali. Il CPT aveva riscontrato che le condizioni erano in linea di massima favorevoli, ma che un campo femminile necessitava di alcune migliorie, quali una migliore protezione per le detenute dal sole e la rimozione di sbarre di sicurezza che impedivano l’apertura delle finestre.

Ad aprile 2006 il CPT, nel rapporto pubblicato dopo che i suoi rappresentanti avevano visitato, nel 2004, prigioni, centri di detenzione e stazioni di polizia, dichiarava che alcuni detenuti erano incarcerati in spazi angusti, non avevano accesso ai legali, ricevevano cure mediche insufficienti, ed erano soggetti ad insulti xenofobi e razzisti. In risposta al rapporto, il governo ha dichiarato di aver costruito quattro nuovi istituti carcerari, di star provvedendo al miglioramento di altre otto strutture, e di aver assunto ulteriore personale carcerario, inclusi psicologi e mediatori culturali. Nel 2005 e nel 2006, la ONG Antigone, che promuove i diritti dei prigionieri, ha visitato 208 istituti di pena, ed ha denunciato condizioni igieniche inaccettabili in alcune strutture, ed abuso di farmaci psicoattivi.

Arresti e detenzioni arbitrarie

La legge proibisce arresti e detenzioni arbitrari, ed in genere il governo ha rispettato queste prescrizioni.

Ruolo della polizia e dell'apparato di sicurezza

Le autorità civili hanno mantenuto un controllo efficace sulle unità di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. Il governo ha la possibilità di indagare e punire qualsiasi reato di abuso e corruzione. Durante l’anno, non ci sono state denunce di impunità che hanno coinvolto le forze dell’ordine; tuttavia, gli enormi ritardi da parte di pubblici ministeri ed organi competenti nelle indagini su alcuni casi di abusi presunti, hanno penalizzato l’efficacia dei meccanismi di indagine e punizione di abusi della polizia.

Il 13 maggio, il comandante provinciale dei Carabinieri di Campobasso, sette tra poliziotti e carabinieri, e l’ex-comandante della Polizia Municipale di Termoli, sono stati arrestati con l’accusa di associazione a delinquere, frode, falsa testimonianza, divulgazione di informazioni confidenziali ed appropriazione indebita.

Nell’ottobre 2006, tre su otto carabinieri indagati, arrestati a Milano all’inizio dell’anno con l’accusa di concussione e manomissione delle prove, sono stati condannati al carcere, con pene che vanno dai quattro ai sei anni di carcere; due di essi sono stati multati con un’ammenda di 32.120 dollari (22 mila euro). A luglio 2006, due funzionari sono stati condannati a 24 mesi di detenzione, ma rilasciati dopo il patteggiamento della pena sulla base delle stesse accuse. Uno solo dei restanti funzionari è stato rinviato a giudizio, e l’udienza per gli altri due è stata rimandata; alla fine dell’anno, il processo non era ancora iniziato. Da quanto riferito, gli otto funzionari hanno usato prove false per estorcere denaro ad un certo numero di pregiudicati.

Il 30 ottobre, la procura ha chiuso, per mancanza di prove, il fascicolo di indagine su 12 poliziotti, accusati di corruzione, abuso di autorità e falsa testimonianza, in merito a presunti contatti con organizzazioni criminali nell’anno 2005.

Nel corso del presente rapporto, si possono trovare ulteriori informazioni relative a questa sottosezione (vedi sezione 1.c.)

Arresto e detenzione

Per compiere un arresto, la legge prevede che la polizia abbia un mandato emesso da un’autorità dovutamente autorizzata, a meno che non esista un pericolo specifico e immediato a cui le forze dell’ordine devono rispondere. Entro 24 ore dalla detenzione di un sospettato, il magistrato incaricato deve decidere se ci sono prove sufficienti per procedere all'arresto. Il giudice inquirente ha poi 48 ore per confermare l'arresto e raccomandare, ove lo ritenga, che il caso venga rinviato a giudizio.

La legge consente una maggiore sorveglianza ed accresciuti poteri alla polizia per raccogliere le prove nei casi di terrorismo, permettendo, ad esempio, di prelevare ai sospettati campioni di DNA per procedere alla loro identificazione; un sospettato di terrorismo può essere trattenuto per 48 ore prima che il caso venga portato davanti ad un magistrato. Le autorità generalmente rispettano, nei fatti, il diritto ad una risoluzione giudiziaria rapida. La legge consente ai detenuti un accesso veloce e regolare ai legali di loro scelta ed ai membri della famiglia. Lo Stato fornisce un legale agli indigenti. In circostanze eccezionali -- abitualmente ove si tratti di figure della criminalità organizzata -- quando esiste il rischio che i rappresentanti legali possano tentare di manomettere le prove, il giudice inquirente può disporre di un massimo di cinque giorni per interrogare l'accusato, prima che a questi sia consentito di contattare un avvocato. Alcune organizzazioni per i diritti umani hanno affermato che la legge sul terrorismo è eccessiva, e che in alcuni casi ha causato l’espulsione o il rimpatrio di persone sospette in Paesi dove avevano ragione di temere una persecuzione, senza un appropriato processo nelle dovute forme di legge. Tra luglio 2006 e marzo, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha riesaminato 30 ordinanze di espulsione emesse dal Ministero degli Interni e ne ha bloccate cinque, contro individui che le autorità consideravano terroristi, adducendo la necessità di impedire la violazione dei loro diritti nei paesi di origine. Durante l’anno, le autorità hanno espulso nove immigrati, sospettati di legami con le reti terroristiche.

Nonostante i limiti imposti alle lunghe detenzioni in attesa di giudizio, esse continuano a rappresentare un grave problema. Nella prima metà dell'anno, per il 33 per cento dei detenuti era in attesa di giudizio ed il loro processo non era ancora iniziato, mentre il 18 per cento aspettava una sentenza definitiva. La durata massima della carcerazione in attesa di giudizio è di 2 anni, per un reato che comporti una condanna massima di 6 anni; di 4 anni, per un reato che comporti una condanna massima di 20 anni; e di 6 anni, per un reato che comporti una condanna massima superiore ai 20 anni. Secondo degli esperti giudiziari, alcuni pubblici ministeri hanno fatto uso della detenzione in attesa di giudizio come strumento di pressione per ottenere delle confessioni.

Non e’prevista la possibilita’ di cauzione; tuttavia, i giudici possono concedere la libertà provvisoria ai sospettati in attesa di giudizio. Per evitare detenzioni ingiustificate, delle commissioni di giudici (tribunali della libertà) riesaminano regolarmente, su richiesta di chi è detenuto, i casi delle persone in attesa di giudizio, e decidono se il protrarsi della detenzione è giustificato.

La detenzione preventiva può essere imposta solo come ultima risorsa, se esiste la prova chiara e convincente di un reato grave o di un crimine associato alla mafia o al terrorismo. Salvo situazioni straordinarie, la custodia preventiva non è consentita nel caso di donne incinte, unici genitori di un bambino al di sotto dei 3 anni, persone al di sopra dei 70 anni o gravemente ammalate.

Negazione di un giusto processo pubblico

La Costituzione prevede un sistema giudiziario indipendente, ed il governo ha, in genere, rispettato nei fatti questa disposizione; tuttavia, in gran parte dei casi, si sono verificati lunghi ritardi nei processi.

Sono stati riportati episodi di corruzione giudiziaria. Il 9 maggio, la Guardia di Finanza ha arrestato due magistrati della Corte Suprema di Cassazione, Lanfranco Balucani e Vincenzo Maccarone, per corruzione a Perugia. I pubblici ministeri li hanno accusati di molteplici violazioni delle regole di procedura, tra le quali corruzione in atti giudiziari, nel tentativo di influenzare indebitamente le indagini su due imprenditori che li avevano ricompensati con vari doni.

Le pressioni sul sistema giudiziario, soprattutto attraverso l’intimidazione dei giudici da parte di gruppi criminali organizzati, hanno avuto effetti sul funzionamento del sistema giudiziario. Per esempio, il 5 febbraio, Alberto Liguori, un giudice incaricato di inchieste di mafia, è stato oggetto di intimidazioni a Cosenza, dove sconosciuti hanno lasciato la testa mozzata di una capra davanti all’uscio della sua abitazione. A marzo, un testimone pentito ha dichiarato che due clan mafiosi avevano organizzato un piano per assassinare Liguori.

Esistono tre livelli di giudizio. Un singolo giudice, o un tribunale composto da un gruppo di giudici o da una giuria, esamina i casi in prima istanza. Al secondo livello, altri tribunali valutano, utilizzando delle giurie, gli appelli relativi ai casi civili e penali. Entrambi possono portare le decisioni delle corti d'appello di fronte al tribunale di grado più alto, la Corte Suprema di Cassazione di Roma, ma solo per ragioni legate alle specifiche di legge, senza entrare nel merito del caso. Una diversa Corte Costituzionale giudica quei casi che chiamano in causa possibili conflitti tra le leggi e la Costituzione, o che implicano conflitti su doveri o poteri di diversi settori del governo.

Procedure processuali

La Costituzione prevede il diritto a un giusto processo, e il sistema giudiziario indipendente ha, in generale, garantito questo diritto. I processi sono pubblici. Gli imputati hanno diritto a un contatto tempestivo con un legale per approntare la difesa. Gli imputati possono opporsi e fare domande ai testimoni dell'accusa, e possono presentare testimoni e prove a proprio favore. Le prove a disposizione dei pubblici ministeri possono essere rese disponibili agli imputati e ai loro rappresentanti legali su richiesta. La legge garantisce agli imputati la presunzione d'innocenza. Gli imputati possono fare appello contro i verdetti alla più alta Corte D'Appello.

Le istituzioni nazionali ed europee hanno continuato a criticare la lentezza della giustizia nel paese. Nel 2005 si sono accumulati, presso il Tribunale Europeo dei Diritti Umani, più di 800 ricorsi che richiedevano allo Stato risarcimenti per l'eccessiva lentezza delle procedure. Nel 2006, la maggior parte delle istanze sono state presentate ai tribunali nazionali, secondo una legge emanata nel 2001. Secondo la Corte di Cassazione, nel 2006 circa 3.600 casi si sono conclusi con una sentenza contro lo Stato per l’eccessiva lentezza delle procedure. Per spiegare i ritardi, gli osservatori hanno citato varie ragioni: la mancanza di veri e propri limiti al protrarsi delle indagini che precedono il processo; il gran numero di reati minori inclusi nel codice penale; le disposizioni legali poco chiare e contraddittorie; l'insufficienza delle risorse, tra cui un numero inadeguato di giudici, e gli scioperi di giudici ed avvocati.

Nel 2006, il magistrato che presiede la Corte di Cassazione ha stimato che, mediamente, per portare a compimento un processo civile occorrono dai 300 ai 400 giorni, per completare un appello circa 900 giorni. Il tempo medio tra l’udienza di prima comparizione di un imputato e la chiusura del caso, è stata di 902 giorni nel 2006, rispetto ai 966 giorni nel 2005.

I tribunali hanno avuto una notevole libertà d'azione nel determinare quando applicare le norme sulla prescrizione, e spesso gli imputati hanno tratto vantaggio dalla lentezza della giustizia per ritardare i processi, presentando una quantità di istanze o appelli.

Nel corso del presente rapporto, si possono trovare ulteriori informazioni relative a questa sottosezione (vedi sezione 3).

Prigionieri politici

Non ci sono state notizie di prigionieri politici.

Procedure e risarcimenti civili giudiziari

La Costituzione stabilisce l’indipendenza e l’imparzialità dei magistrati nelle questioni civili. Risarcimenti amministrativi sono previsti dalla legge, ed il ricorso al collegio arbitrale è permesso e regolato da contratti. Spesso i cittadini e le aziende si sono rivolte al collegio arbitrale a causa dei ritardi dei processi. Nel 2006, la durata media di un processo civile era di 887 giorni; occorrevano 1.020 giorni per completare un appello, ed altri 719 giorni per appellarsi alla Corte di Cassazione.

Ingerenze arbitrarie nella vita privata e familiare, il domicilio o la corrispondenza

La legge proibisce tali atti e, nella realtà dei fatti, il governo ha generalmente rispettato queste proibizioni. In genere sono state effettuate perquisizioni e controlli elettronici solo a seguito di un mandato giudiziario ed in circostanze ben definite; tuttavia, il decreto antiterrorismo del 2005 ha reso più facile alle agenzie di intelligence di ottenere il permesso per condurre intercettazioni.

Durante l’anno, i mezzi di comunicazione hanno fatto trapelare al pubblico trascrizioni di intercettazioni telefoniche, sia legali che illegali. Nel novembre 2006, il Parlamento ha approvato un decreto che permette ai magistrati di distruggere le intercettazioni telefoniche illegali, se scoperte dalla polizia. Il 3 ottobre, la Camera dei Deputati ha autorizzato un procuratore di Milano ad usare le intercettazioni telefoniche come prova nell’indagine di una scalata bancaria. I procuratori si sono avvalsi delle intercettazioni relative alle comunicazioni telefoniche tra amministratori e politici, tra i quali il Ministro degli Esteri Massimo D’Alema, ed altri leader nazionali.

Sezione 2 Rispetto per le libertà civili, tra cui:

Libertà di parola e di stampa

La Costituzione sancisce la libertà di parola e di stampa, e nei fatti il governo ha generalmente rispettato questi diritti. L’indipendenza dei mezzi di comunicazione, un efficace sistema giudiziario, uniti ad un sistema politico democratico funzionante, garantiscono la libertà di parola e di stampa.

Il 25 gennaio, il governo ha approvato una legislazione antirazzismo, secondo la quale il diniego dell’Olocausto è considerato un crimine punibile con una pena che arriva fino ai quattro anni di prigione. Pubblici ufficiali hanno, inoltre, confiscato materiale che mostrava simboli che si ricollegavano alla Germania nazista. Per esempio, il 1 ottobre, alcuni funzionari dell’Italia settentrionale hanno sequestrato bottiglie di vino, le cui etichette raffiguravano Adolf Hitler ed altri nazisti.

Nel nord Italia le autorità hanno arrestato alcuni membri appartenenti ad un gruppo neo-nazista, i quali, il 12 ottobre, si erano recati presso il campo di concentramento di Dachau e si erano messi in posa per farsi fare delle fotografie, successivamente pubblicate da un settimanale di inchiesta, che li ritraevano mentre facevano il saluto nazista. I membri del gruppo hanno ricevuto condanne comprese tra i 12 ed 30 mesi di carcere, ma sono stati rilasciati prima della fine di ottobre, nei termini previsti dal patteggiamento.

I mezzi di comunicazione, totalmente indipendenti, sono stati molto attivi, ed hanno pubblicato una grande varietà di notizie. Tuttavia, le dispute sulla partigianeria delle trasmissioni hanno continuato a sollecitare frequenti dibattiti politici, e le ONG hanno affermato che la proprietà delle reti televisive era troppo concentrata nelle mani di pochi.

La ONG Reporter senza Frontiere e l'Unione dei Giornalisti hanno criticato le varie azioni giudiziarie dirette contro i giornalisti durante l’anno.

Il 7 giugno, la Guardia di Finanza ha perquisito gli uffici e le residenze di due giornalisti di un quotidiano nazionale, ed ha sequestrato i loro computer. I due avevano rivelato i dettagli di un’indagine su un senatore sospettato di riciclare danaro sporco. Alla fine dell’anno, la procura stava indagando sulla possibile divulgazione di informazioni coperte da segreto istruttorio da parte dei giornalisti.

Il 15 marzo, il Garante per la Privacy ha proibito la pubblicazione di informazioni riguardanti il comportamento sessuale e la vita personale del portavoce del Primo Ministro. Il Garante ha anche impedito la pubblicazione di fotografie scattate da un fotografo che era stato precedentemente arrestato con l’accusa di estorsione.

Nel corso dell’anno, funzionari pubblici hanno continuato a fare causa ai giornalisti, in base alle leggi del paese sulla diffamazione.

Il 21 settembre, il vice primo ministro Francesco Rutelli ha citato in giudizio il settimanale L’Espresso, accusandolo di diffamazione per la pubblicazione di un articolo secondo il quale egli avrebbe utilizzato i viaggi ufficiali per scopi personali. Il 7 settembre, il parlamentare Ferdinando Adornato ha intentato una causa contro il quotidiano nazionale Il Giornale, per un articolo che criticava gli eccessi ed i privilegi ottenuti dai politici, e per aver fatto riferimento ad un appartamento che egli aveva acquistato da un ente statale.

Libertà nell’uso di Internet

Non si sono verificate restrizioni governative sull’accesso ad Internet; tuttavia, un’unità speciale della polizia ha monitorato i siti web per crimini riguardanti la pornografia infantile on-line. Individui e gruppi hanno potuto esprimere tranquillamente le proprie idee su internet, o attraverso la posta elettronica; tuttavia, il governo ha potuto bloccare siti Internet con base all'estero, quando contravvenivano alle leggi nazionali. Con il nuovo decreto antiterrorismo, per gestire un Internet Cafè è divenuto necessario disporre di una licenza. A febbraio, un’indagine condotta dall’Istituto di Studi e Analisi Economiche, il servizio di ricerca del Ministero dell’Economia, ha accertato che il 39 per cento dei cittadini aveva accesso ad internet, e che il 26 per cento utilizzava connessioni a banda larga.

A giugno, nel corso di un’operazione tesa a contrastare il riciclaggio di denaro sporco, la Guardia di Finanza ha bloccato circa 4 mila siti web, ha arrestato due lettoni ed ha avviato le indagini su 152 persone. Il 13 giugno, la polizia ha bloccato un sito internet tedesco usato dai pedofili.

Libertà accademica ed eventi culturali

Non ci sono state restrizioni, da parte del governo, alla libertà accademica o agli eventi culturali.

Libertà di riunione e associazione pacifica

La Costituzione garantisce la libertà di riunione e associazione, e nella realtà dei fatti, il governo ha generalmente rispettato questi diritti.

Libertà di culto

La Costituzione garantisce la libertà di culto e, nei fatti, il governo ha generalmente rispettato questo diritto.

Non esiste una religione di stato; tuttavia, il Concordato tra la Chiesa Cattolica Romana e lo Stato, garantisce alla Chiesa determinati privilegi. Per esempio, la Chiesa può scegliere gli insegnanti di religione cattolica, ed i loro compensi sono pagati dallo Stato. La legge autorizza il governo ad avere rapporti con gruppi religiosi non-cattolici a seguito di un accordo sulla base del quale il governo può fornire sostegno (anche finanziario) alla comunità religiosa; questi accordi sono volontari, ed avviati dagli stessi gruppi religiosi. Anche gruppi religiosi di minoranza beneficiano di questi accordi. Il 4 aprile, il governo ha firmato accordi preliminari con l’Unione Buddisti, i Testimoni di Geova, la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell’Ultimo Giorno, la Chiesa Apostolica, la Chiesa Ortodossa del Patriarcato di Costantinopoli e la Comunità Hindu. Tali accordi sono stati sottoposti al Parlamento per la ratifica ma, alla fine dell’anno, ancora nessuna azione era stata intrapresa.

Le divisioni all’interno delle organizzazioni musulmane del paese, insieme ad un alto numero di immigrati musulmani, hanno impedito agli sforzi della comunità musulmana di concludere un accordo con il governo.

Di tanto in tanto sono giunti resoconti di obiezioni, da parte di funzionari governativi o del pubblico, a che le donne portassero il burqah (indumento che copre completamente il viso e il corpo). Il decreto antiterrorismo del 2005 ha raddoppiato le pene esistenti per gli individui colpevoli di indossare indumenti, quali il burqah (o il casco da motociclista), per nascondere la propria identità. Le pene sono passate a due anni di prigione, ed è previsto il pagamento di una multa compresa approssimativamente tra 1.460 dollari (mille euro) e 2.920 dollari (duemila euro).

Il 31 maggio, la Corte Costituzionale ha acconsentito alla revisione del provvedimento di espulsione dell’Imam di Torino, il quale aveva affermato che le accuse mosse contro di lui, per aver predicato odio e violenza, erano infondate.

A marzo, il Comune di Milano ha respinto la richiesta, da parte di alcuni inquilini e proprietari di appartamenti di un palazzo, di utilizzare il seminterrato come moschea. Le complicazioni relative alle concessioni edilizie avevano continuato a ritardare la costruzione di un centro islamico più grande, a Milano. Ad Ottobre, la città di Bologna ha approvato un piano per la costruzione di una moschea su un terreno fornito dal comune.

Il 30 gennaio, un giudice è stato messo sotto processo con l’accusa di non aver assolto ai propri doveri, in seguito al suo rifiuto di presiedere un’aula giudiziaria dove era esposto un crocifisso; l’imputato ha accusato il Ministro della Giustizia di pregiudizio religioso per non aver consentito l’esposizione di un menorah. Un sondaggio effettuato nello stesso anno, ha evidenziato che l’80 per cento della popolazione era favorevole a mantenere il crocefisso nelle scuole e negli edifici pubblici.

Abusi e discriminazioni sociali

I circa 30 mila ebrei del paese dispongono di sinagoghe in 21 città. Non si sono verificati attacchi antisemiti violenti nel corso dell’anno, ma e’ ancora presente un certo pregiudizio sociale nei confronti dell'ebraismo. Piccoli gruppi di estremisti, inoltre, si sono resi responsabili di atti anti-semiti.

Durante l’anno, sono stati riportati un certo numero di episodi di vandalismo anti-semitico. Per esempio, il 28 luglio a Mestre, sono apparsi alcuni graffiti sui muri di una scuola, recanti la scritta: “La Shoa (parola ebraica per Olocausto) deve continuare”. La sera del 24 aprile, durante una celebrazione in occasione dell’anniversario della liberazione dell’Italia durante la Seconda Guerra mondiale, alcuni graffiti anti-semiti sono comparsi su di un monumento commemorativo della liberazione. Il 15 giugno, dopo un temporaneo allentamento delle restrizioni domiciliari imposte all’ex-Capitano Erich Priebke, un criminale di guerra nazista che nel 1944 partecipò al massacro di 335 civili, alcuni vandali hanno imbrattato i muri con una svastica per dargli il benvenuto a Roma.

Non ci sono stati arresti o persone sospettate per gli atti di vandalismo compiuti, nel maggio 2006, su 40 tombe ebree, a Milano; alla fine del periodo di pertinenza di questo rapporto, il caso era rimasto irrisolto, e non era previsto alcun progresso in merito.

Nel corso dell’anno, si è verificato un solo episodio di aggressione verbale contro gli ebrei. Il 25 marzo, un tifoso della squadra calcistica della Lazio ha urlato degli epiteti anti-semiti contro degli ebrei presenti alla partita.

Il 25 giugno, il governo ha approvato una legge anti-razzismo, secondo la quale il diniego dell’Olocausto è considerato un crimine punibile con una pena che arriva fino ai quattro anni di prigione. Pubblici ufficiali hanno, inoltre, confiscato materiale che mostrava simboli che si ricollegavano alla Germania nazista. Per esempio, il 1 ottobre, alcuni funzionari dell’Italia settentrionale hanno sequestrato bottiglie di vino, le cui etichette raffiguravano Adolf Hitler ed altri nazisti.

Le autorità del nord Italia hanno arrestato alcuni membri appartenenti ad un gruppo neo-nazista, i quali, il 12 ottobre, si erano recati presso il campo di concentramento di Dachau e si erano messi in posa per farsi fare delle fotografie, successivamente pubblicate da un settimanale di inchiesta, che li ritraevano mentre facevano il saluto nazista. I membri del gruppo hanno ricevuto condanne comprese tra i 12 ed 30 mesi di carcere, ma sono stati scarcerati prima della fine di ottobre.

Il 18 maggio, un’università italiana ha annullato l’invito che aveva precedentemente rivolto al professor Robert Faurisson, docente francese in pensione, a tenere una conferenza presso l’ateneo. L’evento è stato cancellato per evitare disordini, dopo aver appreso che un gruppo di dimostranti intendeva protestare contro l’intervento di Faurisson, il quale nega che le camere a gas siano state usate nei campi di concentramento nazisti durante l’Olocausto.

Il 12 ottobre, il Ministro della Giustizia ha condannato duramente l’anti-semitismo e ha dichiarato che il governo ha sostenuto l’implementazione di leggi severe, aventi lo scopo di punire gli atti anti-semiti. Durante l’anno, il governo ha continuato ad ospitare incontri per accrescere la consapevolezza culturale dell’Olocausto e combattere l’anti-semitismo.

Per maggiori approfondimenti, vedi il 2007 Report on International Religious Freedom . (Rapporto Internazionale sulla Libertà Religiosa 2007).

Libertà di movimento, profughi interni, protezione dei rifugiati e degli apolidi

La Costituzione prevede libertà di movimento all'interno del paese, viaggi all'estero, emigrazione e rimpatrio, e in generale il governo ha, di fatto, rispettato questi diritti.

Il governo ha collaborato con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, e con altre organizzazioni umanitarie per fornire protezione ed assistenza a profughi interni, ai rifugiati, ai rifugiati che ritornano, a coloro che chiedono asilo, agli apolidi, e ad altre persone in situazioni di disagio.

La legge proibisce l'esilio forzato, e il governo non ne ha fatto uso.

Protezione dei rifugiati

La legge prevede la concessione dell'asilo o dello status di rifugiato, come stabilito dalla Convenzione ONU del 1951 in merito allo Status dei Rifugiati e al suo protocollo del 1967. Il governo ha stabilito un sistema per offrire protezione ai rifugiati: in pratica, ha offerto garanzie di protezione contro l’espulsione, alle persone che rischiavano di essere rimandate in un Paese in cui temevano di essere perseguitate.

Il governo ha, inoltre, fornito protezione temporanea a individui che non potevano qualificarsi come rifugiati in base alla convenzione del 1951 e al protocollo del 1967, garantendo tale protezione, nel corso dell'anno, a 4.375 persone. Tra gennaio e giugno, il Ministero degli Interni ha ricevuto 2.839 richieste di asilo. I maggiori paesi di origine dei richiedenti sono stati la Serbia, la Nigeria e l’Afghanistan.

Il governo ha collaborato con l'ufficio dell'Alto Commissariato dell'ONU per i Rifugiati e con altre organizzazioni umanitarie nel campo dell'assistenza ai rifugiati, ed ha fornito protezione temporanea ai profughi in fuga da contesti ostili o disastri naturali. A costoro sono stati concessi permessi di residenza temporanei che, tuttavia, dovendo essere rinnovati periodicamente, non potevano assicurare una residenza permanente in futuro.

Tra gennaio e giugno, le autorità hanno identificato 12.400 individui entrati illegalmente nel paese via mare, rispetto ai 14.500 del 2006. Coloro che sono stati presi in custodia, sono stati inviati a centri di permanenza temporanea per lo svolgimento delle procedure d’uopo, ed è compito di un magistrato determinare se l'immigrato illegale debba essere deportato (per quelli di cui si poteva accertare l'identità), se debba essere emessa un'ordinanza di espulsione (per coloro la cui identità non era stata accertata), o se lo si debba accogliere avviando una procedura per la concessione dell'asilo. Le deportazioni in Libia sono state sospese nel 2006. A febbraio 2006, Amnesty International ha pubblicato un rapporto sui diritti degli immigranti e dei minori che chiedono asilo, ed ha raccolto 890 denunce relative alla presenza di bambini non accompagnati, i quali sono stati rinchiusi nei centri di permanenza temporanea in condizioni non igieniche e non idonee. Amnesty ha dichiarato di possedere informazioni dettagliate su 28 di questi casi. Circa 1.300 minori hanno raggiunto la Sicilia nel 2006, rispetto ai 1.600 del 2005. Le maggiori nazioni di provenienza sono state Egitto, Marocco e Tunisia, ed un’alta percentuale di questi non era accompagnata. Altri ragazzi provenivano da Eritrea, Etiopia, Sudan, Somalia e Libano. Il Ministro degli Interni ha allestito sezioni speciali nei centri di identificazione per ospitare i minori.

Il 1 novembre, il governo ha promulgato un provvedimento di emergenza che permette ai prefetti locali di espellere gli stranieri, inclusi quelli provenienti dagli stati membri dell’Unione Europea, considerati una minaccia all’ordine pubblico, quest’ultima genericamente definita come “comportamento che compromette la tutela della dignità umana o i diritti fondamentali dell’uomo o della sicurezza pubblica”, anche in assenza di indagini criminali. La legge nega agli espulsi il diritto di ritornare in Italia prima di tre anni, e la trasgressione al divieto di rientro è punita con l’arresto fino a tre anni. La legge prevede il diritto di appellarsi ai giudici per annullare l’espulsione che si rivela infondata. Il decreto temporaneo ha richiesto l’approvazione parlamentare entro 60 giorni, ed è stato emanato dopo una rapina ed un omicidio avvenuti il 30 ottobre, presumibilmente commessi da un Rom proveniente dalla Romania.

Il 2 novembre, giorno in cui il decreto è entrato in vigore, il governo ha deportato quattro Rom in Romania; da allora, i prefetti di Roma, Torino, Genova e Milano hanno emesso ordini di espulsione nei confronti di molti altri rumeni. Human Rights Watch , un’organizzazione non governativa internazionale che si occupa della difesa dei diritti umani, sostiene che l’azione di espulsione del governo contro i rumeni, e particolarmente quelli di origine Rom, costituisce una violazione degli obblighi internazionali italiani in materia di diritti umani. Sebbene il decreto riguardi i cittadini di qualsiasi stato membro dell’Unione Europea, il dibattito politico ed i provvedimenti ufficiali del paese si sono concentrati quasi esclusivamente sui rumeni, ed in modo particolare sui Rom che provengono da quel paese. I rumeni costituiscono il gruppo più grande di immigrati, il cui numero si aggira intorno alle 560 mila persone, ossia l’1 per cento della popolazione. Si stima che di questi rumeni, 50 mila siano Rom.

Nel periodo immediatamente successivo all’omicidio del 30 ottobre, le autorità di polizia hanno evacuato con la forza e demolito i campi Rom della capitale, e la stessa cosa è stata fatta a Bologna, Firenze e Genova. Il 2 novembre, alcuni uomini incappucciati, armati con sbarre di metallo e coltelli, hanno attaccato un gruppo di rumeni nel parcheggio di un supermercato a Roma. La notte del 4 novembre, una bomba è esplosa all’esterno di un negozio di rumeni, in una cittadina poco fuori Roma, causando danni all’immobile. Sempre all’inizio di novembre, un giocatore di calcio rumeno è stato oggetto di insulti razzisti durante una partita.

 

I 20 centri di permanenza temporanea per immigrati illegali hanno continuato ad essere sovraffollati.

 

Nel dicembre 2006, il comitato per la Prevenzione della Tortura del Consiglio d’Europa ha raccomandato che il governo migliori l’assistenza medica per i detenuti e fornisca attività ricreative per quelli più giovani.

 

Elezioni e partecipazione politica

Il potere esecutivo è attribuito al Consiglio dei Ministri, guidato dal Presidente del Consiglio (il Primo Ministro). Il Presidente della Repubblica, che è il Capo dello Stato, nomina il Primo Ministro dopo aver consultato i leader di tutte le forze politiche del Parlamento. Gli esperti nazionali ed internazionali, inclusa l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), hanno dichiarato che le elezioni parlamentari nazionali, avvenute nell’aprile 2006, sono state libere ed eque. Secondo una legge entrata in vigore nel 2001, anche i cittadini residenti all’estero hanno potuto votare, per la prima volta, nelle elezioni nazionali.

Erano presenti numerosi partiti politici, i quali hanno operato senza restrizioni da parte del governo. C’erano 40 donne al senato, su un totale di 315 seggi, e 108 donne nella Camera dei Deputati su un totale di 630 seggi. Il numero delle donne nel Consiglio dei Ministri si è mantenuto a sei, su un totale di 25 ministri.

Le uniche minoranze legalmente definite sono linguistiche -- i valdostani di lingua francese e gli altoatesini/suditirolesi di lingua tedesca. Nel nuovo Parlamento, erano presenti quattro membri nei 315 seggi del Senato, e cinque membri nei 630 seggi della Camera dei Deputati. In una società ampiamente omogenea, gli immigrati hanno rappresentato il 4 per cento della popolazione, e meno della metà è stata definita come minoranza etnica/razziale. Due membri dei gruppi di immigranti (di origine marocchina e palestinese) sono stati eletti alla Camera dei Deputati.

Corruzione e trasparenza del governo

La legge prevede sanzioni penali nei casi di corruzione ufficiale, ed il governo ha generalmente applicato tali provvedimenti in modo efficace.

L’Alto Commissario della Task Force Indipendente Anti-Corruzione ha condotto 13 indagini, ma il suo potere effettivo si è rivelato insufficiente a risolvere il problema della corruzione. Tra gennaio ed aprile, la Guardia di Finanza ha arrestato 93 persone accusate di reati contro la pubblica amministrazione, quali corruzione, concussione, abuso di potere e appropriazione indebita. Nel 2006, le autorità hanno inviato ai pubblici ministeri i dossier relativi a 6.200 reati ed arrestato 250 persone; il valore dei beni confiscati è stato di 219 milioni di dollari (150 milioni di euro).

Durante l’anno, hanno continuato a verificarsi episodi isolati di corruzione governativa, e l’opinione generale del pubblico è stata quella che tutti i politici fossero corrotti. Nel 2006, secondo i Ministeri degli Interni e della Giustizia, 925 persone sono state accusate di corruzione, e 130 persone sono state condannate. 45 persone sono state condannate per abuso di autorità, e 2.725 sono state accusate di appropriazione indebita. Tra il dicembre 2005 e il novembre 2006, un tribunale speciale per la trattazione di questioni di natura finanziaria, ha riportato 193 casi di corruzione e concussione nella pubblica amministrazione. Non si conosce il numero dei casi inviati ai pubblici ministeri per ulteriore azione.

Il 26 ottobre, la Corte di Cassazione ha prosciolto l’ex-Primo Ministro Silvio Berlusconi dall’accusa di corruzione di magistrati che avevano indagato sulla vendita di un gruppo alimentare nel 1985. Il 13 marzo, è iniziata l’udienza relativa ad un’altra causa, nella quale Berlusconi è stato accusato di corruzione per aver pagato un avvocato che falsificasse la sua testimonianza in altri due casi.

Il 13 luglio, la Corte di Cassazione ha pronunciato una sentenza contro il parlamentare Cesare Previti, che precedentemente era stato l’avvocato dell’ex-premier Silvio Berlusconi e successivamente aveva ricoperto l’incarico di Ministro della Difesa. L’uomo è stato condannato a 18 mesi di carcere e all’interdizione dai pubblici uffici per una caso che riguardava la possibile corruzione di un giudice. Il 13 luglio, la Camera dei Deputati ha accettato le sue dimissioni.

Il 21 luglio, due funzionari pubblici della prefettura di Milano sono stati arrestati ed altri 10 sono stati accusati di falsificazione di documenti di ingresso ed immigrazione illegale. Sono stati sospettati di aver emesso illegalmente 120 permessi di soggiorno e di aver fatto entrare illecitamente nel paese più di 300 clandestini .

A luglio, i pubblici ministeri hanno rinviato a giudizio 148 persone, in relazione a un piano del 1999 per evitare il servizio militare corrompendo dei funzionari. Alla fine dell'anno, il processo non si era concluso.

Parlamentari e ministri sono soggetti alle leggi sulla divulgazione delle informazioni finanziarie, ed il Parlamento pubblica un rapporto annuale sulle entrate dei suoi membri.

La legge garantisce ai cittadini il diritto di accedere ai documenti governativi e di essere informati dei procedimenti amministrativi. Con alcune eccezioni dovute a questioni di sicurezza, il governo e le autorità locali hanno, di fatto, rispettato questo diritto, sia per i cittadini, che per i residenti che non hanno la cittadinanza ed i giornalisti stranieri.

Sezione 4 Atteggiamento del governo nei confronti delle indagini internazionali e non-governative su presunte violazioni dei diritti umani

Una grande varietà di gruppi nazionali ed internazionali per la tutela dei diritti ha, in genere, operato senza restrizioni da parte del governo, indagando e pubblicando quanto è emerso sui casi relativi ai diritti umani. I funzionari governativi si sono dimostrati collaborativi e solleciti nel confrontarsi con le loro posizioni.

Sezione 5 Discriminazione sociale e abusi, traffico di esseri umani

La legge proibisce la discriminazione su base razziale, sessuale, a sfondo etnico o di opinione politica, e garantisce una certa tutela contro le discriminazioni causate da disabilità, lingua o status sociale. Il governo, in generale, ha fatto valere queste proibizioni. Hanno persistito, tuttavia, discriminazioni sociali e violenze contro le donne, i disabili, gli immigrati ed i Rom.

Donne

La violenza sessuale, inclusa quelle coniugale, è illegale, e il governo ha fatto rispettare la legge in modo efficace. Nel 2005 sono stati denunciati 4.020 casi di stupro, e 1.344 persone sono state condannate.

Le violenze contro le donne, e tra queste le violenze coniugali, sono rimaste un problema. L’ISTAT, l’I stituto Nazionale di Statistica pubblico italiano, ha denunciato che 6.7 milioni di donne in età compresa tra i 16 ed i 70 anni, pari al 31.9 per cento di tutta la popolazione femminile, sono state vittime di violenze per lo meno una volta nella vita. Cinque milioni di donne sono state vittime di violenza sessuale ed un milione sono state stuprate, o hanno subito un tentativo di stupro. Nel 2600, l’ISTAT ha stimato che si sono verificati 74 mila casi di violenza carnale o tentativo di stupro, dei quali 4.500 sono stati denunciati alla polizia. Circa il 23 per cento degli abusi sessuali viene commesso dal partner.

La legislazione protegge le donne dalla violenza fisica, anche da parte dei membri familiari, garantisce che chi compie atti di violenza contro le donne sia perseguito, e garantisce l’anonimato delle vittime. Le autorità preposte all'applicazione della legge e quelle giudiziarie non si sono mostrate riluttanti a perseguire chi compie atti di violenza contro le donne, ma a volte le vittime non hanno presentato denuncia per paura, vergogna o ignoranza della legge. A marzo 2006, il Ministero delle Pari Opportunità ha aperto una hot line per le vittime di violenza, che cercano assistenza immediata e riparo temporaneo. Nei primi sei mesi di vita del servizio, 2.500 donne hanno denunciato episodi di violenza, e metà di esse ha richiesto assistenza.

Si sono verificati episodi occasionali relativamente ai cosiddetti “crimini d’onore” e matrimoni forzati.

A Genova, il 21 settembre, una giovane donna marocchina di 20 anni è fuggita dall’appartamento dove era stata rinchiusa per circa tre anni da suo marito e sua suocera. Il 6 settembre, una donna immigrata indiana di 31 anni si è suicidata, presumibilmente per evitare un matrimonio combinato.

Il 13 novembre, il padre e i due cognati di una giovane pakistana immigrata di 20 anni, uccisa nel 2006, sono stati condannati a Brescia a 30 anni di reclusione. La donna era stata punita per aver adottato uno stile di vita occidentale.

Ad agosto, il Ministero delle Pari Opportunità ha lanciato un programma di prevenzione contro la mutilazione genitale femminile, che includeva una campagna di informazione per gli immigrati, un’analisi dei rischi e la formazione dei mediatori culturali.

Gli atti individuali di prostituzione nelle residenze private sono legali; la legge proibisce, invece, lo sfruttamento della prostituzione, i bordelli ed imprese commerciali simili. Il traffico di donne destinate allo sfruttamento sessuale è rimasto un grave problema.

In base alla legge, i cittadini e i residenti permanenti privi di cittadinanza che hanno compiuto turismo sessuale, anche all'estero, possono essere processati e condannati nei tribunali nazionali, anche se il reato non è considerato tale nella nazione in cui si è verificato. Il paese ha, inoltre, un codice di condotta modello per le agenzie turistiche, per contribuire a combattere il turismo sessuale. Il 18 settembre, un uomo è stato arrestato a Trento con l’accusa di pornografia infantile, prostituzione e rapporti sessuali con minori, reati presumibilmente commessi in Tailandia e Cambogia. A gennaio, quattro persone accusate di aver organizzato viaggi in Brasile che includevano i servizi sessuali di ragazze di età dai 12 ai 17 anni, sono stati sottoposti a processo; alla fine dell’anno, tali processi erano ancora in corso. L’8 marzo, un uomo è stato condannato a 14 anni di reclusione per prostituzione infantile, pornografia e sfruttamento minorile, reati commessi in Tailandia dal 2003 al 2005, e questo è stato il primo caso in cui si è applicato l’aspetto extra-territoriale della legge contro il turismo sessuale. La Ong ECPAT Italia ha stimato che, nel 2006, dagli 80 mila ai 100 mila uomini hanno viaggiato in Kenya, Tailandia, Brasile ed altri paesi latino-americani a scopo di turismo sessuale.

Le molestie sessuali sono illegali, e il governo ha fatto rispettare la legge in modo efficace. Nel 2005, il governo ha emanato un decreto che qualifica come reato i comportamenti offensivi a livello emotivo basati sulla discriminazione sessuale; il provvedimento era stato concepito per combattere le molestie sessuali sul posto di lavoro.

In base alla legge, le donne godono degli stessi diritti degli uomini, inclusi quelli riconosciuti dal diritto familiare, dal diritto alla proprietà e nell'ambito del sistema giudiziario.

Secondo la Commissione Europea, la discrepanza tra le retribuzioni degli uomini e delle donne ha raggiunto 9 per cento. Le donne sono state sottorappresentate in molti campi, quali incarichi direttivi, attività imprenditoriali e professioni. Solo il 10 per cento dei responsabili di reparti ospedalieri ed il 5 per cento dei presidi delle facoltà di medicina è di sesso femminile.

Vari uffici governativi hanno operato per assicurare i diritti delle donne, inclusi il Ministero per le Pari Opportunità e la Commissione per le Pari Opportunità presso l'ufficio del Primo Ministro. Il Ministero del Lavoro e del Welfare dispone di una commissione simile, che è focalizzata sui diritti delle donne e sul tema della discriminazione sul posto di lavoro. Molte ONG, gran parte delle quali sono affiliate a unioni sindacali e partiti politici, hanno promosso attivamente, ed in modo efficace, i diritti delle donne.

Infanzia

Il governo ha dimostrato il proprio impegno per i diritti e il benessere dell'infanzia. La scuola è gratuita e obbligatoria per i ragazzi di età compresa tra i 7 ai 18 anni; coloro che non possono o non vogliono continuare gli studi, hanno la possibilità di scegliere la formazione professionale all'età di 15 anni. Nel 2006, il Ministero dell’Istruzione ha dichiarato che il 20.6 per cento dei ragazzi ha abbandonato gli studi, rispetto al 21.9 per cento del 2005. Non si sono verificate differenze nel trattamento e nella frequenza tra ragazze e ragazzi della scuola primaria, secondaria e post-secondaria. Il completamento della scuola secondaria è stato il livello più alto conseguito da gran parte dei ragazzi.

Si sono verificati episodi di abusi sui minori: tra gennaio ed il 6 settembre, Telefono Azzurro, una ONG che opera a favore dei diritti dei bambini, ha ricevuto approssimativamente 4 mila chiamate e 1.026 richieste di assistenza. Circa il 4 percento dei casi riguardava abusi sessuali, il 6 per cento atti di violenza fisica e l’8 per cento violenza psicologica. Nel 51 per cento dei casi, le vittime erano di sesso maschile; il 62 per cento aveva meno di 11 anni. Nel 2006, le autorità giudiziarie hanno registrato approssimativamente 170 denunce di rapporti sessuali con minori, 290 casi di produzione di pornografia infantile e 180 casi di possesso di pornografia infantile.

Le ONG hanno stimato che il 7-10 per cento delle persone coinvolte nella prostituzione erano minori. Un centro di ricerca indipendente ha valutato che ci fossero circa 2000 minori che lavoravano nella prostituzione di strada, di cui 1.500 erano stati introdotti nel paese illegalmente e costretti a esercitare tale attività.

Un vasto numero di bambini lavoratori immigrati illegalmente dal Nord Africa, dalle Filippine, dall'Albania e dalla Cina, ha continuato ad entrare nel paese.

Un’unità speciale della polizia ha monitorato 20 mila siti web tra gennaio ed ottobre, ha indagato su 303 persone per crimini riguardanti la pornografia infantile on-line, ed ha arrestato 29 persone, rispetto alle 18 arrestate nel 2006.

Traffico di esseri umani

La legge proibisce la tratta di esseri umani; tuttavia, tale traffico è avvenuto verso, dal, e all'interno del paese. Secondo il governo e le fonti ONG, circa 3 mila nuove vittime sono state fatte entrare nel paese e spostate al suo interno nel 2006, ultimo anno di dati disponibili. Si ritiene che dal 7 al 10 per cento siano minorenni.

Il paese ha costituito una destinazione ed un punto di transito per le vittime di tratta. Gli immigrati, la maggior parte dei quali proveniva dalla Nigeria, dal Nord Africa e dall’Europa Orientale, hanno svolto un ruolo determinante nel traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale, sia come trafficanti stessi che come vittime, sebbene anche molti cittadini italiani fossero coinvolti. Le ONG hanno stimato che la grande maggioranza delle prostitute nel paese erano immigrate principalmente da Nigeria (35 per cento del totale), Romania, Bulgaria, Ucraina e Moldavia.

Le vittime dei traffici che hanno subito lo sfruttamento sessuale, hanno dovuto affrontare i conseguenti rischi derivanti dall'attività sessuale non sicura o non protetta. Le vittime dei traffici che hanno lavorato nella regione Toscana in condizioni di sfruttamento, sono state potenzialmente esposte a sostanze chimiche pericolose nell'industria della lavorazione del pellame.

Nel dicembre 2006, il procuratore di Agrigento ha dichiarato che le organizzazioni criminali erano responsabili del traffico, attraverso la Sicilia, di migliaia di minori provenienti da paesi non appartenenti all’Unione Europea. Egli ha riferito che le bande più organizzate erano quelle rumene, albanesi, egiziane e marocchine. I giri di prostituzione spostavano regolarmente le vittime dei traffici da una città all'altra per evitare l'arresto.

Le vittime in Italia del traffico di esseri umani sono state, di solito, attratte con la promessa di un lavoro, o vendute da parenti, amici o conoscenti. I trafficanti le hanno poi costrette alla prostituzione, a lavorare in ristoranti o aziende che sfruttano i dipendenti oppure a mendicare nelle strade. I loro aguzzini le hanno obbligate ad obbedire sequestrando loro i documenti, percuotendole e sottoponendole a violenze sessuali, oppure minacciando le loro famiglie. Durante l’anno, non sono stati riportati episodi di sfruttatori che hanno ucciso donne vittime di questo traffico.

La legge prevede una condanna da otto a vent’anni di carcere per il reato di traffico di esseri umani e riduzione in schiavitù. Le condanne di persone accusate di traffico di minori a scopo di sfruttamento sessuale, hanno avuto un aumento del 30-50 per cento. La legge prevede condizioni carcerarie speciali per i trafficanti di esseri umani, in modo da limitare la capacità di continuare le loro operazioni mentre sono in prigione.

Secondo il Ministero di Giustizia, nel 2006 le autorità hanno indagato su 1.687 persone per traffico di esseri umani, e ne hanno arrestato 269. Ci sono stati 93 processi; i tribunali hanno condannato 50 persone e le corti d’appello 72. Il governo ha collaborato con i governi stranieri, inclusi quelli di Nigeria, Ucraina, Bulgaria e Moldavia per indagare e perseguire i casi di traffico umano.

L’”Operazione Spartacus”, avvenuta tra il 2006 e il 2007, aveva lo scopo di fermare il traffico di esseri umani e l’immigrazione illegale, ed ha portato all’arresto di 784 persone, accusate di tratta di esseri umani e traffico di lavoratori illegali; 1.311 persone sono state indagate. Poiché in alcuni casi la polizia ha avuto difficoltà a rispettare gli standard probatori, le autorità si sono basate sulle leggi relative all’immigrazione per contrastare il traffico.

Durante l’anno, sono stati perseguiti un certo numero di casi di tratta di esseri umani. Per esempio, il 15 marzo, a Milano, il tribunale ha condannato sette rumeni a pene che andavano dai quattro ai dieci anni di carcere per riduzione in schiavitù e costrizione di minori alla prostituzione. A giugno, dieci rumeni sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di tratta nei confronti di almeno 100 bambini, costringendoli presumibilmente ad elemosinare per le strade e a rubare in residenze private di Roma e Milano.

A luglio 2006, in Puglia, la polizia italiana e polacca ha arrestato 25 individui, inclusi polacchi, ucraini, algerini ed un italiano, con l’accusa di tratta di esseri umani, nei confronti di oltre mille polacchi, nel giro di svariati anni, per costringerli a lavori agricoli. Alla fine dell’anno, il processo per diciannove di loro era ancora in corso, mentre, per altri quattro non era ancora iniziato. I trafficanti assumevano i lavoratori a vantaggio degli agricoltori locali. Da quanto è stato riferito, le vittime avevano risposto ad un annuncio per lavoratori immigrati; gli era stato pagato il viaggio, percepivano una paga di 4.30 dollari l’ora (tre euro), e venivano tenuti in condizioni miserabili dai trafficanti, che facevano pagar loro cibo, acqua ed un posto per dormire in squallide abitazioni. La polizia ha liberato 113 lavoratori e ha indagato su almeno due casi di morte per sospetto suicidio nei campi di lavoro, e su alcune denunce per percosse e violenza sessuale da parte di trafficanti e agricoltori. Sono stati riportati più di 600 casi di riduzione in schiavitù ed altri abusi, perpetrati ai danni dei polacchi in Puglia tra il 2004 e il 2005.

Ad aprile, quattro italiani e tre rumeni sono stati condannati da 3 a 12 anni di prigione per induzione alla prostituzione e sfruttamento di 200 minori rumeni tra il 2004 e il 2006. A giugno è iniziato un processo contro altre otto persone arrestate nel 2006, con l’accusa di aver costretto minori ad avere rapporti sessuali con adulti in cambio di piccoli doni.

Nel corso dell’anno, non è avvenuto che funzionari del governo abbiano contribuito a facilitare, o giustificare, i traffici.

La legge prevede che, alle persone che cercano di sottrarsi ai loro sfruttatori, venga assegnata una residenza temporanea o un permesso di lavoro. Le autorità e le ONG hanno incoraggiato le vittime a sporgere denuncia, cosa che hanno potuto fare senza alcun impedimento legale. A differenza della maggior parte degli immigrati illegali, che quando sono catturati devono affrontare il rimpatrio, le persone che in base alla legge sono ufficialmente considerate vittime di traffici ricevono numerosi vantaggi, tra cui la residenza, sia che abbiano o no presentato denuncia. Tuttavia, le ONG hanno accusato il governo perché, nella maggior parte dei casi, non ha garantito, tra la cattura e la deportazione degli immigrati illegali, un tempo sufficiente per valutare se tra loro ci fossero vittime di traffici.

Il governo ha fornito assistenza legale e medica alle persone riconosciute come vittime del traffico di esseri umani. Sono stati allestiti alloggi e programmi di addestramento professionale. Nel 2006, il governo ha assistito 7.300 donne. Inoltre, sono stati avviati progetti di assistenza ed incentivi per coloro che desideravano tornare ai loro paesi di provenienza; nel 2006 sono state rimpatriate 69 vittime, che avevano deciso di rientrare in patria. La ONG nazionale dei Servizi Sociali Internazionali ha prestato assistenza per il rimpatrio degli immigrati di minore età non accompagnati.

La legge consente ai magistrati di sequestrare i beni dei trafficanti condannati, per finanziare l'assistenza legale, l'addestramento professionale ed altre iniziative utili all'integrazione sociale delle vittime dei traffici.

Il governo, insieme ad altri governi e ONG, ha messo in atto campagne di sensibilizzazione. La legge sollecita il Ministero degli Esteri, insieme al Ministero delle Pari Opportunità, a stringere ulteriori accordi per combattere i traffici con i paesi da cui questi hanno origine.

Persone con disabilità

La legge proibisce la discriminazione contro le persone con disabilità nel lavoro, istruzione, accesso all'assistenza sanitaria o erogazione di altri servizi statali, e il governo ha effettivamente fatto rispettare queste disposizioni. Si è verificata, tuttavia, qualche discriminazione sociale.

Anche se la legge impone che le persone disabili debbano avere accesso agli edifici, esse rimangono comunque svantaggiate, a causa delle barriere architettoniche esistenti, particolarmente nei trasporti pubblici. La responsabilità della tutela dei diritti delle persone disabili spetta al ministero del Lavoro e del Welfare.

Il 6 gennaio, il Parlamento ha emanato una legge per ampliare la definizione di discriminazione contro persone disabili da parte di entità pubbliche e private e, per la prima volta, ha permesso alle ONG di sporgere denuncia in loro nome.

L’ISTAT ha stimato che tra il 2004 e il 2005, vivevano in Italia 2.6 milioni di persone disabili. Dei 587 mila lavoratori disabili registrati presso i centri di pubblico impiego durante l’anno, solo il 5.2 per cento ha trovato un lavoro, sebbene siano rimasti vacanti 101 mila posti di lavoro, riservati per legge alle persone disabili.

Minoranze nazionali/razziali/etniche

Sono state registrate informazioni riguardanti maltrattamenti della polizia nei confronti dei Rom. Una ONG (Opera Nomadi) ha riferito di casi di discriminazione, specialmente per quanto riguarda le case e gli sfratti, di espulsioni e degli sforzi da parte del governo di togliere la patria potestà ai genitori di alcuni bambini Rom. Funzionari governativi a livello nazionale e locale, inclusi il Ministero degli Interni e delle Pari Opportunità, si sono incontrati periodicamente con i Rom ed i loro rappresentanti.

Il 18 maggio, i sindaci di Roma e di Milano hanno firmato i “Patti per la sicurezza a Roma e Milano”. Tali accordi prevedono un eventuale trasferimento dei Rom, che vivono in campi alla periferia di queste città, in aree appositamente attrezzate. Il protocollo prevede, inoltre, l’adozione di pesanti misure contro l’accattonaggio e la vendita di beni contraffatti. I patti sono stati firmati dalle autorità proprio mentre venivano rilasciate dichiarazioni anti-Rom alla stampa. L’intestazione di un articolo dichiarava che i Rom nei campi occupati dovevano andarsene, che la polizia doveva controllare l’ordine del campo e che 10 mila Rom dovevano essere cacciati via.

Il Patto di Roma ha stabilito la creazione di una commissione congiunta del governo regionale, a cui sono stati dati nove mesi di tempo per la costruzione di case prefabbricate e per preparare “i villaggi della solidarietà” alla periferia di Roma, che dovranno essere abitati da 4 mila Rom. Allo stesso tempo, una task force di 150 membri delle forze dell’ordine (75 carabinieri e 75 funzionari della polizia di stato) ha ricevuto l’incarico di “riabilitare” queste aree.

L’obiettivo dichiarato del Patto di Milano è stato quello di ridurre la criminalità e risolvere il problema dei campi per i “nomadi” non autorizzati Il patto prevedeva il conferimento di “poteri straordinari” per “risolvere “l’emergenza Rom” a Milano. Il Patto prevedeva, inoltre, “l’intensificazione” di pattuglie di polizia nella periferia (dove vivono molti Rom), per garantire la sicurezza dei cittadini milanesi.

I Rom e le altre ONG europee per i diritti umani hanno contestato i patti, affermando che ciò avrebbe provocato un trasferimento forzato di ben 10 mila Rom.

Nell’aprile 2006, il Comitato Europeo dei Diritti Sociali ha decretato che il paese viola sistematicamente il diritto dei Rom di ottenere sistemazioni adeguate, non provvedendo né ad un numero sufficiente di campi nomadi, né ad abitazioni permanenti, ma anzi sfrattando i Rom dai loro alloggi.

Quanto al numero di Rom presenti nel paese, non esistono statistiche accurate. Le ONG hanno stimato che una popolazione di 150 mila Rom, di cui circa 75 mila sono cittadini, è concentrata nelle periferie estreme delle aree urbane nelle regioni centrali e meridionali del paese, in campi caratterizzati da alloggi miseri, mancanza di adeguate condizioni igieniche, limitate prospettive di impiego, strutture per l'istruzione inadeguate ed assenza di una consistente presenza della polizia.

I sondaggi della pubblica opinione hanno mostrato un crescente aumento di atteggiamenti negativi verso gli immigrati, soprattutto tra i giovani e nel nord del paese. Il 18 settembre, tre ordigni esplosivi improvvisati sono stati gettati in un campo Rom non autorizzato a Roma; solo uno è esploso e non ci sono stati feriti. Gli immigrati hanno continuato a ritenere di subire discriminazioni sul lavoro.

L'Ufficio per la Lotta alla Discriminazione Razziale ed Etnica del Ministero delle Pari Opportunità ha fornito assistenza alle vittime della discriminazione. Nel 2006 ha ricevuto sulla sua hot line telefonica nazionale 10 mila telefonate, di cui 218 sono casi accertati di discriminazione contro minoranze etniche o razziali. La maggior parte dei reclami si riferivano a questioni salariali, lavoro straordinario, e discriminazione in pubblico. L'Ufficio ha fornito assistenza legale ed aiuto nella mediazione delle controversie.

Altri abusi e discriminazioni sociali

Sono stati riportati episodi di discriminazione sociale a sfondo sessuale. A luglio, i giornali hanno pubblicato la storia di uno studente che in Sicilia era stato insultato dai suoi compagni di classe, ed espulso da scuola dall’insegnante poiché ritenuto omosessuale. Il Ministero della Pubblica Istruzione ha ordinato un’indagine.

Nel giugno 2005, il Tribunale Amministrativo di Catania ha condannato il Ministero dei Trasporti per aver richiesto la revoca della patente di guida di un omosessuale a causa del suo orientamento sessuale. Alla fine dell’anno, stava per iniziare il processo civile per una richiesta di risarcimento.

Sezione 6 Diritti dei lavoratori

Il diritto d'associazione

Le legge garantisce il diritto di organizzare, partecipare, e svolgere attività sindacali nel luogo di lavoro, senza previa autorizzazione o eccessivi requisiti, e nella pratica i lavoratori hanno esercitato questi diritti. La legge vieta la presenza di sindacati nelle forze armate. I sindacati hanno affermato di rappresentare tra il 35 e il 40 per cento della forza lavoro.

Diritto di organizzarsi e condurre negoziati collettivi

La legge consente ai sindacati di svolgere le loro attività senza interferenze esterne, e nella pratica il governo ha protetto questo diritto. La legge prevede il diritto dei lavoratori di organizzarsi e condurre negoziati collettivi, ed i lavoratori hanno, di fatto, esercitato questo diritto. Circa il 35 per cento della forza lavoro svolge la propria attività nell'ambito di un accordo negoziato collettivamente, ma anche quelli che, pur non aderendo al sindacato, lavorano insieme ai dipendenti che ne fanno parte, hanno potuto godere dagli stessi accordi. La legge prevede il diritto allo sciopero, e i lavoratori hanno esercitato questo diritto conducendo scioperi legittimi. La legge prevede restrizioni agli scioperi che hanno effetto sui servizi pubblici essenziali (come trasporti, servizi igienici e sanitari), per i quali rende necessario un preavviso più lungo, e proibisce gli scioperi multipli a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro.

Non esistono zone speciali dedicate all'esportazione.

Proibizione del lavoro forzato o coatto

La legge proibisce il lavoro forzato o coatto, incluso quello infantile; tuttavia, si sono verificati casi di traffico di donne a scopo di sfruttamento sessuale, traffico di minori per sfruttamento sessuale ed accattonaggio, e traffico di lavoratori per lavori agricoli.

Proibizione del lavoro minorile ed età minima per l'avvio al lavoro

Il governo ha posto in atto leggi e politiche generalmente concepite allo scopo di proteggere i bambini dallo sfruttamento sul posto di lavoro; tuttavia, sono stati riportati casi di lavoro infantile.

La legge proibisce l'impiego di bambini al di sotto dei 15 anni, con alcune limitate eccezioni, e ci sono specifici limiti all'occupazione in attività rischiose o malsane per gli uomini al di sotto dei 18 anni e le donne al di sotto dei 21. Queste leggi, in genere, sono state fatte rispettare in modo efficace nell’ambito dell’economia formale. Tuttavia, nel vasto settore dell'economia sommersa, è stato difficile imporre il rispetto dell'età minima o di altre leggi a protezione dell'infanzia. Nel 2006, Il CENSIS, un centro di ricerca indipendente, ha stimato che oltre 400 mila ragazzi in età compresa tra i sette ed i quattordici anni avevano lavorato almeno occasionalmente, e che 147 mila di loro erano vittime di sfruttamento. Molti di questi ragazzi aiutavano i loro genitori in piccole attività agricole o commerciali, e questo tipo di attività è illegale, se interferisce con l’istruzione.

Nel paese hanno continuato ad entrare illegalmente bambini destinati al lavoro, provenienti dal Nord Africa, Filippine, Albania e Cina

Il traffico di bambini a scopo di sfruttamento sessuale ed accattonaggio ha costituito un problema.

Il governo, le associazioni dei datori di lavoro ed i sindacati hanno continuato la loro cooperazione a tre in merito al lavoro infantile. Spetta al Ministero del Lavoro e del Welfare, che opera insieme a polizia e carabinieri, far rispettare le leggi sul lavoro minorile, ma gli sforzi compiuti sono stati, in genere, inefficaci.

Condizioni di lavoro accettabili

La legge non fissa retribuzioni minime, che sono invece fissate tramite negoziati collettivi, settore per settore. Nella maggior parte delle industrie, la retribuzione minima ha consentito uno standard di vita dignitoso al lavoratore e alla sua famiglia. Per la definizione delle retribuzioni, i giudici hanno, di fatto, imposto il rispetto dei contratti collettivi, ma i lavoratori dell’economia sommersa hanno spesso lavorato per molto meno del minimo contrattuale.

La settimana legale di lavoro è di 40 ore. Il lavoro straordinario non può superare le 2 ore al giorno o una media di 12 ore a settimana. A meno che non sia limitata da un contratto collettivo, la quantità massima di lavoro straordinario consentita nelle aziende del settore industriale è fissata, per legge, a non più di 80 ore per trimestre e 250 ore all'anno. La legge prevede periodi di riposo di un giorno a settimana e undici ore al giorno. Per gli straordinari è richiesta una retribuzione maggiore. Questi standard sono stati fatti rispettare in modo efficace.

La legge dispone i criteri di base in campo sanitario e della sicurezza, e fissa le linee guida per gli indennizzi in caso di infortuni sul lavoro. Gli ispettori del lavoro facevano parte del Servizio Sanitario Nazionale o del Ministero del Lavoro, ma erano in numero insufficiente per garantire l’applicazione adeguata degli standard relativi alla salute ed alla sicurezza. Tali standard non sono stati applicati nel rilevante mercato dell’economia sommersa. Nel 2006, il governo ha ispezionato approssimativamente 290 mila aziende, ed ha trovato 123 mila lavoratori senza documenti validi per l’impiego. I lavoratori hanno il diritto di sottrarsi a situazioni di lavoro pericolose, senza compromettere la stabilità del loro posto di lavoro, e il governo ha fatto rispettare efficacemente questo diritto.

Nel 2006 le autorità nazionali e regionali hanno ispezionato circa 290 mila aziende, hanno riscontrato irregolarità in 180 mila di esse, hanno identificato 123 mila lavoratori illegali ed hanno richiesto il pagamento di 2.19 miliardi di dollari (1.5 miliardi di euro) per contributi pensionistici non versati. A febbraio, il Ministero del Lavoro e del Welfare ha ordinato un’ispezione speciale nel settore agricolo in Puglia, ed ha scoperto che l’86 per cento delle aziende stava operando in violazione alle leggi sul lavoro, e che il 74 per cento dei lavoratori era stato assunto illegalmente.

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