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RAPPORTO ANNUALE SULLO STATO DEI DIRITTI UMANI - 2004

Pubblicato dall’Ufficio della democrazia, diritti umani e lavoro
del Dipartimento di Stato USA

28 febbraio 2005

TRADUZIONE INFORMALE, DA NON CONSIDERARE COME TESTO UFFICIALE
La versione originale in inglese è disponibile alla pagina: http://www.state.gov/g/drl/rls/hrrpt/2004/41688.htm

 

ITALIA

L'Italia è una repubblica democratica parlamentare pluripartitica. Il potere esecutivo è conferito al Consiglio dei Ministri, con a capo il presidente del Consiglio. Il Capo dello Stato (il Presidente della Repubblica) nomina il Presidente del Consiglio dopo consultazioni con i leader di tutte le forze politiche presenti in Parlamento. Le elezioni dei rappresentanti italiani al Parlamento Europeo tenutesi nel corso dell'anno, sono state giudicate in generale libere e democratiche. La Costituzione prevede una magistratura indipendente, tuttavia i lunghi ritardi nei processi e l'impatto dei crimini commessi dalla malavita organizzata sul sistema di giustizia penale hanno ulteriormente appesantito il funzionamento dell’ordinamento giudiziario.

Le forze armate dipendono dal Ministero della Difesa. Il Ministero della Difesa controlla i Carabinieri, che svolgono funzioni di polizia militare. Tuttavia il Ministero degli Interni coordina i Carabinieri quando a questi è richiesto di intervenire in aiuto delle forze di polizia per mantenere l'ordine pubblico. Quattro tipi diversi di polizia riferiscono a ministeri e autorità locali differenti. Le autorità civili mantengono il controllo effettivo delle forze dell'ordine. Alcuni esponenti delle forze dell'ordine hanno commesso violazioni dei diritti umani.

Il paese vanta un'economia di mercato avanzata e industrializzata, e il tenore di vita della popolazione di circa 57.8 milioni di persone, è elevato. Gli stipendi in genere hanno tenuto il passo con l'inflazione. Il governo possiede un numero ingente di imprese che spaziano dalla finanza alle comunicazioni, dall'industria ai servizi di trasporto, ma la privatizzazione ha continuato ad avanzare a passo misurato.

Il Governo nel complesso ha rispettato i diritti umani dei cittadini; sebbene ci siano stati problemi in alcune zone, la legge ha fornito alla magistratura gli strumenti necessari per perseguire gli abusi. Ci sono state alcune segnalazioni di maltrattamenti da parte delle forze dell’ordine sui detenuti. La magistratura ha condotto indagini in merito alle accuse rivolte alla polizia. Le prigioni sono risultate sovraffollate. I lunghi periodi di detenzione prima del processo costituiscono un problema serio. I tempi della giustizia sono risultati molto lunghi, e gli autori di alcuni gravi reati hanno evitato la condanna per prescrizione dei termini. Il traffico di persone, introdotte illegalmente nel paese, in particolare donne e ragazze da avviare alla prostituzione, è un problema che il Governo ha affrontato con una serie di misure. Il lavoro minorile, che riguarda perlopiù bambini immigrati, è continuato nell'ambito dell'economia sommersa, ma le autorità hanno condotto indagini a tal proposito.

RISPETTO DEI DIRITTI UMANI

Sezione 1 Rispetto per l'Integrità della persona, ivi compreso la libertà da:

 

a. Privazione Arbitraria o Illegale della Vita

Non ci sono stati casi di privazione arbitraria o illegale della vita da parte dello stato o dei suoi rappresentanti.

A luglio e a Novembre i magistrati hanno respinto le accuse nei confronti di due poliziotti fuori servizio che hanno ucciso due persone nel 2003 nel corso di due diversi tentativi di rapina.

A luglio, i magistrati di Brindisi hanno condannato un sovrintendente di polizia a 6 anni di reclusione insieme ad altri sei poliziotti (con varie sentenze che li condannavano dai 3 ai 14 anni di carcere) per la morte, avvenuta nel 1995, di uno spacciatore che aveva tentato la fuga nel Mare Adriatico a bordo di un gommone. Sono stati inoltre giudicati colpevoli di aver fornito documentazioni false, di aver agito con brutalità e di aver ostacolato la giustizia.

Nel dicembre del 2003, il leader delle Nuove Brigate Rosse (Il Partito Comunista Combattente) è stato accusato dell'omicidio di un poliziotto commesso nel marzo del 2003. Nel giugno e nell'ottobre seguenti, nove membri delle Nuove Brigate Rosse sono stati accusati di omicidio in merito ai delitti di due professori (Biagi e D'Antona) consulenti del Ministero del Lavoro, commessi rispettivamente nel 1999 e nel 2002; uno dei nove è stato anche accusato, insieme al leader delle Nuove Brigate Rosse, dell'omicidio di un poliziotto avvenuto nel 2003. Un'udienza preliminare riguardante il caso D'Antona ha avuto inizio a settembre, mentre quella riguardante il caso Biagi dovrebbe cominciare all'inizio del 2005. Secondo la polizia, alla fine dell'anno le Nuove Brigate Rosse non sarebbero state più attive.

 

b. Sparizione di persone

Non ci sono state segnalazioni riguardanti sparizioni dovute a motivi politici.

 

c. Tortura e altri trattamenti o punizioni crudeli, disumane o degradanti

La legge proibisce tali pratiche; tuttavia, Amnesty International (AI) e l'organizzazione non governativa Antgone, che hanno monitorato il comportamento della polizia, tra altre cose, e ritengono che occasionalmente la polizia abbia fatto un uso eccessivo della forza nei confronti di persone detenute per reati comuni o nel corso di accertamenti di identità. Mentre questo tipo di condotta si è verificato sia nei confronti di cittadini italiani che di cittadini stranieri, tuttavia gli africani e i Rom sono risultati particolarmente a rischio (vedi Sezione 5).

A febbraio, i magistrati hanno messo sotto accusa 29 agenti di polizia, tra cui diversi ufficiali superiori, per reati di spergiuro, complotto o aggressione in relazione alla retata compiuta dalla polizia in un edificio usato da manifestanti in occasione del summit G-8 tenutosi nel 2001 a Genova. La data di inizio del processo è stata fissata ad aprile del 2005. Secondo quanto addotto, alcuni agenti hanno concordato di costruire prove false per poi accusare i manifestanti di resistenza violenta, così da giustificare l'uso della forza nel corso della retata. A maggio, 47 agenti sono stati accusati di "trattamenti disumani o degradanti", compresa l'aggressione nei confronti di tali manifestanti durante la loro successiva detenzione. A maggio, un poliziotto fuori servizio ha sparato e ferito un ragazzo di 16 anni che tentava di rubare una motocicletta. Il caso alla fine dell'anno è ancora sotto inchiesta.

A maggio tre agenti di polizia sono stati accusati di aver fatto un uso eccessivo della forza e di lesioni personali ai danni di vari individui nel tentativo di far sgombrare circa 100 attivisti che avevano occupato la sala d'aspetto di un pronto soccorso di Milano nel marzo del 2003. Quattro attivisti sono stati accusati di violenze contro la polizia.

Gli istituti di pena, antiquati e sovraffollati, sono rimasti un problema. A luglio erano detenute 55.500 persone in un sistema carcerario che puó ospitarne 42.100. Le strutture più antiquate mancano di spazi all'aperto o per l’attività fisica; alcuni istituti di pena mancano di assistenza medica adeguata. Circa il 61 per cento dei detenuti sconta una pena; il rimanente 39 per cento si tratta di detenuti in attesa di giudizio o della sentenza di appello. Durante l'anno 91 detenuti sono morti in carcere, di cui 51 si sono suicidati.

I 20 centri di permanenza temporanea degli immigrati illegali sono risultati spesso sovraffollati a causa di un flusso sempre maggiore di clandestini che arrivano. Ad esempio, a settembre, 900 di questi sono sbarcati a Lampedusa e sono stati mandati nei centri di permanenza temporanea della zona che sono attrezzati per ospitare al massimo 120 persone. Entro pochi giorni il Governo ha trasferito i clandestini in altri centri di permanenza.

All'interno del penitenziario, gli uomini sono stati separati dalle donne e gli adulti dai ragazzi; tuttavia, i detenuti in attesa di giudizio, non sono stati separati da quelli già condannati.

Il Governo consente le visite dei rappresentanti delle organizzazioni indipendenti per la salvaguardia dei diritti umani, dei parlamentari e della stampa. Amnesty International, la Commissione ONU per i Diritti Umani, la Commissione ONU Contro la Tortura e l'Incaricato dell'ONU per i Rapporti sulla Tortura hanno preso in esame regolarmente il sistema giudiziario e penitenziario del paese. A novembre, la Commissione dell'Unione Europea per la Prevenzione della Tortura ha visitato diversi istituti di pena. Una organizzazione non governativa composta prevalentemente da avvocati, magistrati e docenti universitarisi è occupata di promuovere i diritti dei detenuti, ha lavorato a stretto contatto con la Commissione dell'Unione Europea per la Prevenzione della Tortura, ed ha monitorato il sistema carcerario. Vari comuni hanno assegnato a difensori civici indipendenti il compito di promuovere i diritti dei detenuti e facilitare loro l'accesso ai servizi sanitari e di altra natura.

 

d. Arresto e detenzione arbitrari

La Costituzione vieta l'arresto e la detenzione arbitrari, e il Governo ha osservato nel complesso questi divieti.

Quattro corpi di polizia separati, che fanno capo a ministeri diversi e a varie autorità locali, hanno efficaciemente fatto rispettare la legge e mantenuto l'ordine pubblico. La Polizia di Stato e la Guardia di Finanza dipendono rispettivamente dal Ministero degli Interni e da quello delle Finanze. Il Ministero della Difesa controlla i Carabinieri, che svolgono funzioni di polizia militare; tuttavia, il Ministero degli Interni coordina anche i Carabinieri e la Guardia di Finanza quando questi corpi sono impegnati nel mantenimento dell'ordine pubblico. In circostanze eccezionali, il Governo può chiamare l'esercito ad occuparsi della sicurezza con funzioni di polizia in certe zone, consentendo in tal modo ai Carabinieri e alla polizia locale di concentrarsi su altri compiti. Accuse di corruzione nei confronti della polizia sono state molto rare.

Sia il Governo che la magistratura hanno svolto indagini su abusi e perseguito gli agenti di polizia che hanno maltrattato persone in stato di arresto. Nel giugno del 2003 i procuratori hanno accusato 31 agenti di polizia di arresto illegale e di aggressione sulla base di prove relative alla loro condotta durante le manifestazioni di protesta a Napoli nel 2001 (vedi Sezione 1.c). La data di inizio del processo è stata fissata a marzo del 2005.

Per eseguire un arresto è necessario un mandato a meno che non esista un pericolo specifico immediato nel qual caso la polizia deve rispondere senza aspettare il mandato stesso. La legge prevede che ai detenuti sia consentito di contattare con sollecitudine e regolarità legali di loro fiducia e i familiari. Lo stato si occupa di fornire un avvocato a chi non ha i mezzi per sceglierne uno. Entro 24 ore dall'arresto di un sospettato, il procuratore deve decidere se esistano prove sufficienti per convalidare l'arresto. Il magistrato per le indagini preliminari dispone poi di 48 ore per decidere se rinviare a giudizio e confermare l’arresto o far cadere le accuse. In circostanze eccezionali - in genere nel caso di personaggi appartenenti alla malavita organizzata - quando si corre il rischio che gli avvocati possano inquinare le prove, il magistrato inquirente può interrogare l'indagato per un periodo fino a cinque giorni prima che a questi sia consentito di contattare un legale.

Non esiste la libertà su cauzione; tuttavia i giudici possono concedere la libertà provvisoria agli indiziati in attesa di giudizio. Per salvaguardare i cittadini dalla detenzione ingiustificata, i collegi giudicanti (i tribunali per la libertà) esaminano con regolarità i casi di persone in attesa di giudizio in base alle richieste dei singoli detenuti e stabiliscono se la detenzione prolungata sia motivata. Tra i detenuti non ci sono solo le persone in attesa di essere processate ma anche quelle in attesa del risultato di un primo o di un secondo ricorso in appello (vedi Sezione 1.e). La detenzione in attesa di giudizio può durare al massimo 24 mesi. La Costituzione e la legge prevedono un risarcimento in caso di detenzione ingiusta (vedi Sezione 1.e.).

La detenzione preventiva può essere utilizzata solo come risorsa estrema, nel caso esistano prove chiare e convincenti di un'infrazione grave (come i reati di Mafia o quelli legati al terrorismo, alla droga, alle armi o alla sovversione) per la quale è prevista una sentenza minima di 4 anni, o nel caso di rischio di reiterazione di un reato o che le prove possano venire falsificate. In questi casi è concesso un massimo di due anni per le indagini preliminari. Tranne che in casi eccezionali, non è consentita la detenzione preventiva di donne in gravidanza, genitori single di bambini di età inferiore a 3 anni, di persone con più di settant'anni o con malattie gravi.

Il protrarsi della detenzione in attesa di giudizio è risultato un problema serio. Nel 2003, il 36 per cento dei detenuti in attesa del processo ha atteso una sentenza definitiva; per un altro 21 per cento di essi i processi non sono nemmeno iniziati. Ad aprile, un tribunale ha ordinate allo Stato di risarcire con 135 mila dollari (100 mila euro) un imprenditore che era stato accusato nel 1996 e aveva trascorso 448 giorni in prigione prima di venire prosciolto in corte di appello nel 2001. Secondo alcuni esperti di materia giuridica, alcuni procuratori utilizzano la detenzione preventiva come mezzo di pressione per ottenere confessioni.

 

e. Negazione di un Processo Equo e Pubblico

La Costituzione sancisce l'indipendenza della magistratura, e il Governo ha generalmente rispettato questo principio nella pratica; tuttavia la maggior parte dei processi ha subito lunghi ritardi e l'impatto della malavita organizzata sulla giustizia penale ha ulteriormente appesantito il funzionamento dell’ordinamento giudiziario.

La magistratura è risultata formata principalmente da magistrati di carriera con funzione sia di pubblici ministeri (il potere esecutivo non esercita funzioni giudiziarie) che di giudici di primo grado o d'appello. Il Consiglio Superiore della Magistratura governa la magistratura stessa. I magistrati eleggono due terzi dei membri del CSM, mentre un terzo viene scelto dal Parlamento.

Ci sono tre gradi di giudizio. Un giudice monocratico o un collegio giudicante ascolta i casi in prima istanza. Al secondo grado tribunali diversi con giurie decidono i ricorsi in appello dei casi civili e penali. Le decisioni della Corte d'Appello possono essere sottoposte alla corte più alta, alla Corte di Cassazione a Roma, ma solo per giudicare sulla legittimità della sentenza e non sul merito. Una corte speciale, la Corte Costituzionale esamina i casi di possibili conflitti di attribuzione fra i poteri dello stato e la legittimità costituzionale delle leggi.

La legge tutela il diritto a processi equi e pubblici, e la magistratura ha fatto rispettare questo diritto nel complesso. La legge garantisce agli imputati la presunzione di innocenza. Gli imputati possono rivolgersi con sufficiente anticipo a un legale in grado di preparare la linea di difesa e la citazione dei testimoni. Tutte le prove di cui dispongono i pubblici ministeri possono essere messe a disposizione degli imputati e dei loro legali. Una volta emessa la sentenza nei loro confronti, gli imputati possono ricorrere fino alla corte più alta.

Sebbene alcuni osservatori abbiano rilevato un miglioramento, le istituzioni interne ed europee hanno continuato a criticare la lentezza della giustizia in Italia. Nel 2002, il Tribunale Europeo per i Diritti Umani ha emesso 148 sentenze contro lo Stato per la lunghezza eccessiva dei procedimenti giudiziari. Gli osservatori hanno indicato varie ragioni alla base di questi ritardi: l'assenza di limiti effettivi alla lunghezza delle indagini preliminari; il vasto numero di reati minori annoverati dal codice penale; provvedimenti legali non chiari e contraddittori; la totale libertà per i pubblici ministeri di stabilire le priorità processuali; e risorse insufficienti, compreso un numero inadeguato di giudici. Durante l’anno, il Procuratore Generale della Corte di Cassazione ha riferito che la durata media di un processo civile è stata di circa 8 anni, e in media di 5 anni per un processo penale.

I tribunali hanno libertà di azione nel determinare quando debba essere applicata la prescrizione, e gli imputati hanno spesso approfittato della lentezza della giustizia per ritardare i processi attraverso l’uso di pretestuosi ricorsi e rinvii. In un caso di alto livello a Dicembre, i giudici hanno lasciato cadere le accuse di corruzione nei confronti di Silvio Berlusconi per prescrizione dei termini. I reati contestati dall'accusa risalivano al 1991.

A gennaio, la Corte Costituzionale ha abrogato la legge del 2003 che garantiva ai funzionari che ricoprono le cinque maggiori cariche dello stato, compreso il primo ministro, l'immunità dai processi per tutta la durata del mandato. Ad aprile, i magistrati hanno riassunto il processo nei confronti del Primo Ministro Berlusconi (in relazione alle attività da lui svolte prima della sua carica di presidente del consiglio) e continuato a procedere nei confronti dei suoi coimputati. A dicembre Berlusconi è stato assolto da uno dei capi d'accusa di corruzione, e i giudici hanno lasciato cadere un altro capo d'accusa di corruzione per prescrizione dei termini.

Non ci sono state segnalazioni riguardo a prigionieri politici.

 

f. Interferenza arbitraria con la privacy, la famiglia, la casa e la corrispondenza.

La legge vieta tali azioni, e il Governo ha nel complesso osservato questi divieti nella pratica. Perquisizioni e controlli elettronici possono essere messi in atto solo attraverso un mandato del giudice e in presenza di circostanze molto precise e ben definite; le violazioni sono state sanzionate legalmente. Tuttavia, nel 2001, il Parlamento ha varato leggi anti-terrorismo per colpire individui sospetti, responsabili di aver diretto azioni violente anche oltre confine, e mettere il magistrato in condizione di poter ordinare intercettazioni telefoniche legate alle indagini in atto. Il Parlamento ha imposto regole per prevenire la diffusione, senza l'autorizzazione della magistratura, delle informazioni intercettate a persone non autorizzate e ne ha proibito l'uso nel corso di procedimenti penali.

L’Autorità Garante per la protezione dei dati personali ha monitorato la raccolta e l'utilizzo dei dati personali per fini commerciali e per altri scopi, assicurando che ogni banca dati attuale e futura, e i sistemi per la raccolta delle informazioni siano conformi ai principi stabiliti. A febbraio il Parlamento ha promulgato un codice complessivo per la protezione delle informazioni personali stabilendo per le società e le istituzioni regole molto rigide sulla privacy. Il codice richiede che le banche dati create per scopi scientifici, statistici, finanziari e di sicurezza tutelino la privacy dei cittadini e prevede sanzioni per le violazioni della privacy nelle comunicazioni elettroniche.

Sezione 2 Rispetto delle Libertà Civili, che comprendono:

 

a. Libertà di Parola e di Stampa

La legge tutela la libertà di parola e di stampa, e il Governo ha in generale rispettato questi diritti nella pratica, e non ha limitato la libertà accademica. Tuttavia, la magistratura indipendente è stata attenta alle fughe di notizie e alle critiche degli organi d’informazione esigendo il pagamento di multe per questo tipo di violazioni.

I media hanno fornito un quadro ampio di opinioni, comprese quelle critiche nei confronti del Primo Ministro Berlusconi e della sua politica. Sono stati pubblicati circa 80 quotidiani, 8 de quali a tiratura nazionale; la famiglia Berlusconi controlla due di essi. I critici sono contrari al fatto che il Primo Ministro Berlusconi controlli direttamente o indirettamente 6 dei 7 canali dell’informazione radiotelevisiva nazionale: Mediaset (una società della quale il premier è il principale azionista)ne possiede tre e il network statale (RAI) controlla le altre tre. A dicembre del 2003 il Presidente Ciampi ha rifiutato di firmare la legge proposta dal governo per alleggerire le restrizioni sul possesso dei mezzi di informazione; a maggio, il Parlamento ha approvato un disegno di legge modificato che aumenta tali restrizioni.

I tre canali RAI e gli altri network trasmettono un'ampia serie di opinioni che riflettono l'intero spettro dei punti di vista politici del paese, ma le dispute riguardo alla partigianeriadelle frequenze di trasmissione hanno continuato a suscitare frequenti dibattiti politici. La sospensione di due programmi trasmessi dalla RAI nel 2003 ha suscitato accuse di censura. A maggio, il presidente della RAI si è dimesso in seguito alle obiezioni mosse alla nomina di alcuni dirigenti proposti dal direttore generale, considerati legati alla coalizione politica al potere.

A febbraio, i reporter dell'organizzazione non governativa Reporters Without Borders, Reporter Senza Frontiere, hanno criticato l'emissione di mandati di perquisizione nei confronti di due giornalisti e di due quotidiani nazionali. I critici hanno sottolineato la contraddizione esistente tra le diverse leggi, alcune delle quali sostengono l'inviolabilità delle fonti giornalistiche e altre che autorizzano i magistrati ad indagare tali fonti.

I politici ed i loro sostenitori hanno intentato diverse cause per diffamazione nel corso dell'anno. A giugno del 2003 i magistrati hanno iniziato procedimenti relativi alle accuse di diffamazione contro due insigni giornalisti, in seguito alle loro critiche sui procedimenti giudiziari riguardanti l'ex primo ministro Andreotti; non ci sono stati procedimenti ulteriori fino alla fine dell'anno. A luglio, un giudice ha respinto le accuse presentate da un ministro nei confronti di un giornalista che aveva scritto del ministro essere persona corrotta; tuttavia, nel 44 per cento dei casi i giornalisti sono stati condannati per diffamazione a Milano tra il 2001 e il 2003.

A luglio, i magistrati napoletani hanno condannato un giornalista e senatore di 76 anni agli arresti domiciliari. Nel 2002 l'uomo è stato condannato a 29 mesi di reclusione per diffamazione, a causa di alcuni articoli apparsi in un quotidiano locale da lui diretto.

Il Governo, nel complesso, non ha limitato l'accesso ad Internet; tuttavia, esso ha facoltà di bloccare i siti Internet con base all'estero, qualora violassero le leggi italiane.

 

b. Libertà di riunione e di associazione per scopi pacifici

La Costituzione sancisce il diritto alla libertà di culto e il Governo in genere rispetta questo diritto nella pratica.

Non c'è una religione di Stato; tuttavia, un accordo storico tra la Chiesa cattolica e lo Stato, modificato nel 1984, concede alla Chiesa alcuni privilegi. Ad esempio, la Chiesa ha facoltà di scegliere gli insegnanti di religione, i salari dei quali sono a carico dallo Stato. La Costituzione autorizza lo Stato ad entrare in relazione con confessioni diverse da quella cattolica in conformità con un accordo, sulla base del quale lo Stato può offrire supporto (anche finanziario) a una data confessione; questi accordi sono volontari, promossi dalle confessioni religiose, e non violano la legge nel praticare la religione. Il Governo ha firmato accordi con numerosi gruppi religiosi minori. Alla fine dell'anno in esame, l'Unione Buddista e i Testimoni di Geova attendevano la ratifica parlamentare degli accordi di Governo.

La presenza permanente di simboli cattolici come i crocifissi in molti uffici governativi, nei tribunali ed in altri edifici pubblici ha suscitato critiche ed è stata oggetto di cause legali. A dicembre, la Corte Costituzionale ha stabilito che un regolamento del 1928 che prevede la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche non è anticostituzionale poiché talenorma è priva di rilevanza ai fini di quanto stabilito dalla Costituzione. Una madre di Venezia, che aveva chiesto la rimozione di crocifissi, aveva fatto scoppiare il caso.

Le donne musulmane sono libere di indossare il velo negli uffici pubblici e a scuola. Tuttavia, ci sono state occasionali denunce sollevate riguardo alle donne che indossano il burqah (un indumento che copre completamente il viso e il corpo). Ad agosto, una donna è stata multata a Drezzo per aver indossato il burqah, avendo violato una legge del 1931 che proibisce alle persone di nascondere la propria identità.

Non si sono verificati atti di antisemitismo violenti, ma sondaggi condotti da centri di ricerca indipendenti hanno confermato la persistenza di alcuni pregiudizi nella società nei confronti del giudaismo. Il governo ha organizzato vari incontri per aumentare la conoscenza della tragedia dell'Olocausto e contribuire a combattere l'antisemitismo in Europa.

Per una discussione più dettagliata, vedi il Rapporto Internazionale sulla Libertà di Culto (International Religious Freedom Report) del 2004.

d. Libertà di Movimento all'Interno del Paese, di Viaggiare all'Estero, di Emigrare e di Rientrare in Patria.

La Costituzione e la legge sanciscono questi diritti, e il governo nel complesso li ha rispettati nella pratica.

La legge proibisce l'espatrio forzato e il Governo non lo ha mai imposto.

La Costituzione sancisce il diritto di concedere asilo o lo status di rifugiato in accordo con la Convenzione ONU Relativa allo Status di Rifugiati del 1951, o con il suo Protocollo del 1967. Nella pratica, il Governo ha offerto protezione contro il rischio di “refoulement”, cioè il rimpatrio di persone a rischio di persecuzione. Il Governo ha concesso lo status di rifugiati o asilo. Il Governo ha collaborato con l'ufficio dell'Alto Commissario per i Rifugiati dell'ONU e con altre organizzazioni umanitarie prestando assistenza ai rifugiati, e offrendo la protezione temporanea ai rifugiati in fuga da ambienti ostili e da calamità naturali. A questi rifugiati è stato concesso un permesso di residenza temporanea, che deve essere rinnovato periodicamente e non garantisce di ottenere in futuro la residenza permanente.

Nel 2003, il Ministero degli Interni ha approvato approssimativamente 725 richieste di asilo, bocciandone circa altre 11.280.

L'assistenza da parte del governo a coloro che hanno presentato richiesta d'asilo nel periodo di attesa in cui la richiesta veniva processata è stata piuttosto limitata; Medicine Sans Fronteres a Roma ha stimato che circa il 10 per cento di coloro che avevano inoltrato domanda d'asilo hanno potuto accedere a strutture di accoglienza alternative.

La Caritas, un'organizzazione non governativa cattolica e centro di ricerca indipendente, ha stimato la presenza di circa 2 milioni e 600 mila immigrati in possesso di permesso, due terzi dei quali provenienti dall'Europa dell'est; gli esperti hanno stimato che nel paese erano presenti circa 500 mila immigrati non in regola, e che un vasto numero di immigrati ha continuato ad arrivare dall'Africa, dall'Europa dell'est, dal Medio oriente e dalla Cina.

La maggior parte degli immigrati non in regola sono stati bloccati alle frontiere. Quelli che sono riusciti ad entrare illegalmente nel paese, in genere dal mare, sono stati inviati nei centri di permanenza temporanea in attesa che i loro casi venissero esaminati. Una nuova legge impone che un magistrato (in precedenza solo un rappresentante del Ministero degli Interni) decida se un immigrato debba essere espulso (per coloro i quali sia possibile accertarne l'identità), se sia necessario emettere nei suoi confronti un foglio di via (per coloro i quali sia stato impossibile accertarne l'identità), o se la sua richiesta d'asilo debba essere presa in esame.

Nel corso dell'anno, 12.000 immigrati illegali sono stati sorpresi mentre sbarcavano nel paese, e sono stati 55.200 tra quelli espulsi e quilli ai quali è stato negato l'ingresso nel paese. Nel 2003, 27.400 immigrati sprovvisti di permesso sono stati detenuti temporaneamente in attesa di venire identificati. Molti di questi immigrati sono entrati nel paese con l'intento di recarsi in altri paesi dell'Unione Europea. La maggior parte degli immigrati sprovvisti di permesso hanno pagato somme di denaro a coloro che li hanno fatti entrare illegalmente, e molti di loro hanno rischiato la vita a causa delle pessime condizioni delle imbarcazioni sulle quali hanno viaggiato, o sono stati spinti in mare con la forza. Almeno 65 immigrati hanno perso la vita in due incidenti diversi -- a luglio, in prossimità delle coste pugliesi e, ad agosto, in prossimità di quelle siciliane. Alcuni immigrati sprovvisti di permesso sono stati costretti ad intraprendere attività illegali, sono stati sfruttati, o sono stati costretti a prostituirsi per ripagare il costo del loro viaggio (vedi Sezione 5).

Sezione 3 Rispetto dei Diritti Politici: Il Diritto dei Cittadini di Cambiare il Loro Governo.

La Costituzione sancisce il diritto dei cittadini di cambiare il loro governo in maniera pacifica, e i cittadini hanno esercitato questo diritto nella pratica tramite elezioni regolari, libere e corrette, organizzate secondo il principio del suffragio universale. Le elezioni di giugno per il Parlamento Europeo sono state nel complesso libere e democratiche. Vi hanno partecipato numerosi partiti politici che hanno potuto agire senza restrizioni da parte del Governo.

E' illegale per i dipendenti pubbliciaccettare, in virtù del proprio ufficio, denaro o altri benefici ( reato punibile con la detenzione da 6 mesi a 3 anni), oppure accettare denaro in cambio di un’omissione o un ritardo nell’esecuzione del proprio ufficio (reato punible con la detenzione da 2 a 5 anni). La corruzione nazionale e gli scandali degli anni '90 hanno rinforzato la convinzione generale che i politici siano corrotti. A dicembre, il Primo Ministro Berlusconi è stato prosciolto dall'accusa di aver corrotto un giudice (prima di diventare Primo Ministro) per impedire la vendita di un gruppo alimentare ad un suo concorrente in affari; i giudici hanno lasciato cadere un altro capo d'accusa sempre riguardante la corruzione per prescrizione dei termini. A novembre del 2003, un ex legale di Berlusconi ed ex ministro della difesa, è stato condannato a 5 anni di reclusione per aver corrotto un giudice nel 1991; il giudice in questione è stato condannato a 8 anni di reclusione; entrambi si sono appellati alla fine di quello stesso anno. Nel corso dell'anno il Governo ha creato una task force indipendente con a capo un magistrato, incaricata di indagare presunti casi di corruzione nel settore pubblico.

Non ci sono state restrizioni riguardanti la partecipazione ad attività di governo e politiche da parte di donne o appartenenti a minoranze. 25 dei 315 seggi del Senato e 63 dei 630 della Camera dei Deputati, sono stati occupati da donne; 2 dei 25 membri del Consiglio dei Ministri sono state donne. Le donne hanno ottenuto il 20,5 per cento dei seggi alle elezioni per il Parlamento Europeo dello scorso giugno.

Le sole minoranze definite legalmente tali sono quelle linguistiche dei valdostani di lingua francese e degli altoatesini/sudtirolesi di lingua tedesca (vedi Sezione 5).

Durante l’anno, 6 dei 315 seggi del Senato e 5 dei 630 seggi della Camera dei Deputati sono stati occupati da rappresentanti delle minoranze linguistiche. In una società largamente monolitica, gli immigrati hanno rappresentato approssimativamente il 4 per cento della popolazione, e meno della metà di essi sono rientrati sotto la voce di minoranze etnico/razziali. Non ci sono stati rappresentanti di nuovi gruppi di immigrazione né al Senato, né alla Camera dei Deputati, né al Consiglio dei Ministri.

Sezione 4 Atteggiamento del Governo nei Confronti delle Indagini condotte dalle Organizzazioni Internazionali e Non Governative sulle Presunte Violazioni dei Diritti Umani

Un ampia varietà di organizzazioni nazionali e internazionali che lavorano per garantire il rispetto dei diritti umani hanno potuto agire senza subire alcuna restrizione da parte del governo, indagando e pubblicando i loro resoconti sui casi di presunte violazioni dei diritti umani. I funzionari del Governo si sono dimostrati collaborativi e comprensivi nei confronti dei loro punti di vista.

Sezione 5 Discriminazione, Abusi nella società e Traffico di Persone

La legge proibisce la discriminazione sulla base della razza, del sesso (fatta eccezione per alcuni tipi di lavoro molto pericolosi), dell'origine etnica e delle opinioni politiche, e garantisce una certa protezione contro la discriminazione basata sulla disabilità, sulla lingua o sullo status sociale; tuttavia una certa discriminazione nella società nei confronti delle donne, dei disabili e dei Rom ha continuato ad esistere.

Donne

La violenza nei confronti delle donne è rimasta un problema. L'organizzazione non governativa Telefono Rosa, che offre assistenza telefonica alle donne che necessitano di un consulto legale, medico o di altro tipo, ha riferito che il 35 per cento delle chiamate ricevute hanno riguardato la violenza domestica; oltre il 41 per cento delle telefonate hanno riguardato la violenza psicologica. Durante l'anno,il Procuratore Generale della Corte di Cassazione ha riferito che i casi di violenza carnale e di sfruttamento di donne e bambini sono aumentati rispettivamente del 48 e del 28 per cento. Si ritiene che parte dell’umento sia dovuto alla campagna di sensibilizzazione pubblica che ha convinto un numero maggiore di vittime a sporgere denuncia.

La legge protegge le donne dai maltrattamenti fisici, anche se subiti ad opera dei familiari; persegue chi usa violenza sulle donne, e difende l’anonimato delle donne che sono state bersaglio di aggressioni. Le forze dell'ordine e le autorità giudiziarie non si sono dimostrate riluttanti a perseguire i colpevoli di violenze commesse nei confronti delle donne, ma le vittime a volte non li hanno denunciati per paura, per vergogna o per scarsa conoscenza della legge. Secondo le stime di Telefono Rosa, circa tre donne su quattro che hanno subito violenza hanno deciso di non rivolgersi alle autorità, ed una donna su cinque di quelle che hanno sporto denuncia in seguito l'ha ritirata.

La legge giudica la violenza sessuale all'interno del matrimonio alla pari di ogni altro tipo di violenza sessuale. Secondo il Ministero di Grazia e Giustizia nel 2002 sono stati denunciati 4.519 casi di violenza carnale. Da un sondaggio condotto nel 2002 dall'ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica) è emerso che il 2,9 per cento delle donne di età compresa tra i 14 e i 59 anni sono state violentate o hanno subito un tentativo di violenza almeno una volta nella vita; nel 90 per cento dei casi la cosa non è stata riferita alle autorità.

La prostituzione come scelta individuale all'interno di residenze private è legale. Il traffico di donne da sfruttare sessualmente rimane un problema. (vedi Sezione 5, Traffico di Persone).

Secondo un sondaggio del 2002, quasi il 50 per cento delle donne in età compresa tra i 14 e i 59 anni sono state vittime di molestie sessuali tra cui, approcci di tipo sessuale, richieste di prestazioni sessuali ed altri comportamenti fisici o verbali disdicevoli. Nel 2003 il Parlamento ha approvato una legge che introduce una nuova definizione di molestia sessuale e di altri abusi subiti sul posto di lavoro. La legge rende più rigido il codice di condotta da tenersi sul lavoro contenuto nei contratti collettivi nazionali del lavoro.

Uomini e donne godono degli stessi diritti nel matrimonio, nella proprietà e nei diritti sull’eredità, e hanno pari diritto di accesso e di trattamento per quel che riguarda l'istruzione, la salute e gli altri servizi governativi.

Secondo un sondaggio condotto dalla stampa, la disparità salariale tra uomini e donne si è ridotta durante l'anno in esame. Tuttavia, le donne in possesso di un diploma universitario ha continuato a guadagnare meno degli uomini in possesso di un identico titolo di studi. La presenza femminile è risultata scarsa in molti campi come quello dirigenziale, imprenditoriale e professionale.

La legge consente alle donne di arruolarsi come volontarie nell'esercito; a gennaio sono state 1.736 le donne arruolate nelle forze armate. E sono risultate quasi 13 mila donne agenti di polizia, 26 delle quali funzionari superiori.

Diversi uffici governativi hanno lavorato per garantire il rispetto dei diritti delle donne. Una donna è a capo del Ministero per le Pari Opportunità, e c'è una commissione per le pari opportunità anche nel gabinetto del Primo Ministro. Anche il Ministero del Lavoro vanta una simile commissione il cui operato si è concentrato sui diritti delle donne e sulla discriminazioni sul posto di lavoro. Il Ministero del lavoro ha anche consulenti per le pari opportunità che si occupano di questo problema a livello del governo nazionale, regionale e provinciale. Tuttavia, molti consulenti dispongono di risorse limitate. Molte organizzazioni non governative, la maggior parte delle quali affiliate a sindacati o a partiti politici, si adoperano attivamente ed efficacemente per salvaguardare i diritti delle donne.

Bambini

Il Governo ha dimostrato un serio impegno a favore dei diritti dei bambini e del loro benessere. L’ istruzione è gratuita e obbligatoria per i giovani in età compresa tra i 7 e i 18 anni; coloro che non sono in grado (o non desiderano) seguire studi universitari, una volta raggiunto il quindicesimo anno d'età possono intraprendere corsi di formazione professionale. Nel 2003 il Governo ha implementato la riforma della pubblica istruzione introdotta nella speranza di veder ridurre il numero di ragazzi che abbandonano gli studi nel corso della scuola media e secondaria, un numero storicamente molto elevato.

Il maltrattamento dei bambini è risultato essereun problema; nel corso dell'anno l'organizzazione non governativa Telefono Azzurro ha ricevuto circa 350 mila chiamate relative a maltrattamenti sui bambini. Circa il 6 per cento dei casi riguardavano violenze carnali, il 16 per cento violenze fisiche e il 12 per cento violenze psicologiche. Nel 58 per cento dei casi, le vittime sono state le bambine; il 44 per cento di esse bambine di dieci anni o di età inferiore. Durante i primi sei mesi dell'anno, le autorità giudiziarie hanno registrato 349 denuncie di violenza carnale a danno di minori ed hanno accusato 392 persone di aver inflitto maltrattamenti sui minori. Assistenti sociali sia pubblici che privati hanno fornito assistenza psicologica ai bambini vittime di violenza e sono stati autorizzati a prendere provvedimenti per proteggerli. Telefono Azzurro dispone di due linee telefoniche sempre attive per chiamate gratuite per le denuncie di casi di abusi su minori.

Sebbene non siano stati disponibili dati ufficiali al riguardo, nel 2003 alcuni centri di ricerca indipendenti hanno stimato che si sono prostituiti sulle strade tra 1.800 e 3.000 minori, e che 1.500 di essi sono stati vittime del traffico di persone e obbligati a prostituirsi (vedi Sezione 5, Traffico di Persone).

La polizia ha monitorato circa 29.000 siti web per scovare casi di pornografia minorile e altri reati simili. Durante la prima metà del 2003, la polizia ha ricevuto 431 reclami riguardanti siti Internet con foto pornografiche di bambini. Nel 2003 la polizia ha fatto chiudere 36 siti pornografici, indagato 720 persone ed arrestato 9 di esse per la diffusione di materiale pornografico di minori.

Il lavoro minorile si è rivelato un problema (vedi Sezione 6.d.)

Traffico di Persone

Il Paese è stato destinazione e luogo di transito per le vittime del traffico di persone; il traffico per lo sfruttamento sessuale e il lavoro forzato è stato un problema che il Governo ha affrontato adottando una serie di misure specifiche al riguardo.

Una legge del 2003 proibisce il traffico di persone; tale traffico, in precedenza era stato perseguito riferendosi ad altre sezioni del Codice penale. La legge prevede sentenze tra gli 8 e i 20 anni di reclusione per i colpevoli del traffico di persone e di riduzione in schiavitù. Nei casi in cui le vittime erano dei minorenni destinati alla prostituzione le pene sono state incrementate di un terzo o della metà. La legge prevede particolari condizioni di reclusione per i trafficanti di persone, ai fini di impedire loro di continuare i loro affari illeciti da dietro le sbarre. Il governo ha anche collaborato con i governi di paesi stranieri, compresa la Nigeria, l'Ucraina e la Moldavia, per indagare e perseguire casi di traffico di persone. Il numero di persone indagate per tale traffico è salito dalle 1.307 del 2002 alle 2231 del 2003, e il numero degli arresti è salito da 209 a 328 rispettivamente. I ricorsi in appello sono aumentati da 41 a 51, ma sono stati respinti nel 94 per cento dei casi.

Secondo il Governo e le organizzazioni non governative, sono state circa 2000 le vittime del traffico di persone nel 2003, e si ritiene che tra l'8 e il 10 per cento di esse fossero minorenni. Ad agosto, il Ministero dell'Interno ha reso noto che sono state arrestate 214 perone e altre 300 restano indagate per reati di riduzione in schiavitù e traffico di persne. Ad esempio, a maggio, la polizia ha arrestato un padre rumeno che, alla periferia di Milano, stava tentando di far prostituire la figlioletta di 10 anni. A luglio, la polizia ha arrestato sei uomini bulgari che portavano donne bulgare gravide in Italia per farle partorire e poi vendere i neonati a famiglie italiane per 13.500 dollari (10.000 euro) ciascuno. A settembre, 12 persone, tra cui due agenti di polizia, sono state arrestate a Sassari con l'accusa di traffico di persone da avviarsi alla prostituzione e falsificazione di documenti. A dicembre, in seguito ad una serie di indagini condotte in collaborazione con le autorità brasiliane, quattro persone sono state accusate di organizzare viaggi in Brasile che includevano prestazioni sessuali da parte di ragazzine di età compresa tra i 12 e i 17 anni.

Il traffico di persone a scopo di sfruttamento sessuale ha coinvolto immigranti provenienti perlopiù dalla Nigeria, dal Nord Africa, dall'Europa dell'est, dalla Cina e dal Sud America. Secondo quanto riportato dalla stampa oltre l'85 per cento delle prostitute presenti nel paese erano perlopiù provenienti dall'Europa dell'est e dal Nord Africa.

Il traffico di minori da sfruttare come manodopera nelle piccole aziende si è rivelato un problema soprattutto in Toscana dove la comunità di immigrati cinesi è in costante espansione e i bambini sono considerati parte del "nucleo produttivo" familiare.

Le vittime del traffico di persone sono state generalmente attirate nell'Europa occidentale con la promessa di un lavoro, o vendute ai trafficanti da familiari, amici e conoscenti. Sono state poi obbligate a prostituirsi, o a lavorare (in condizioni di semi schiavitù) nei ristoranti o in piccole aziende, o a mendicare per le strade. I trafficanti hanno costretto le loro vittime all'obbedienza sequestrando loro i documenti, picchiandole e violentandole, o minacciando le loro famiglie. Quest'anno non è stato riferito di casi di donne vittime del traffico di persone che siano state uccise dai trafficanti.

Gruppi di malavita organizzata sono risultati responsabili della maggior parte del traffico di persone nel paese; le indagini sulla prostituzione hanno costretto i trafficanti a spostarsi continuamente di città in città per evitare di venire arrestati. A luglio, la polizia di Brescia ha arrestato due albanesi, un egiziano, un pachistano ed un italiano coinvolti nel traffico di donne provenienti dai paesi dell'est da avviare alla prostituzione.

I funzionari dello Stato non hanno preso parte, facilitato o giustificato il traffico di persone.

Le vittime del traffico di persone coinvolte nel commercio del sesso sono state esposte ai rischi derivanti dalla esposizione alle malattie trasmesse per via sessuale. Le vittime del traffico di persone costrette a lavorare in condizioni di sfruttamento nelle piccole aziende in Toscana sono state probabilmente esposte ai pericolosi agenti chimici impiegati nella concia delle pelli.

La legge prevede la concessione della residenza temporanea e del permesso di lavoro alle persone che cercano di sfuggire ai loro sfruttatori. Le vittime sono state incoraggiate a sporgere denuncia e non esistono impedimenti legali al riguardo. Una volta presentata la denuncia, le vittime non sono state perseguite per le infrazioni commesse. Le organizzazioni non governative sostengono che il Governo non abbia concesso un tempo sufficiente tra la cattura e l'espulsione degli immigranti non in possesso di regolare permesso per poter identificare tra questi le eventuali vittime del traffico di persone.

Una volta identificate, lo Stato ha garantito assistenza medica e legale alle vittime del traffico di persone. Sono Stati organizzati centri di ospitalità e programmi di addestramento professionale. Sono stati anche previsti incentivi e organizzati programmi di assistenza per coloro che desideravano far ritorno ai loro paesi d'origine; nel 2003, 47 vittime del traffico di persone che hanno scelto di tornare a casa sono state rimpatriate. L'organizzazione non governativa interna per i Servizi Sociali Internazionali ha collaborato al rimpatrio degli immigrati minorenni.

La legge prevede una voce di bilancio separata per i programmi di assistenza per le vittime del traffico di persone e conferisce ai magistrati il potere di sequestrare i beni dei trafficanti di persone per destinarli al finanziamento dell'assistenza legale, della formazione professionale e ad altri programmi di assistenza sociale per l'integrazione destinati alle vittime dei loro traffici.

Il Governo, insieme ad altri governi e alle organizzazioni non governative, ha lavorato per orchestrare campagne di sensibilizzazione nei confronti del traffico di persone. La legge impone al Ministero degli esteri e a quello per le Pari Opportunità di stabilire ulteriori accordi per evitare il traffico di persone con i paesi fonte di questo traffico.

Persone Disabili

Non esiste alcuna discriminazione da parte del Governo per quel che riguarda l'impiego, l'istruzione e l'assistenza sanitaria, o fornitura di qualsiasi altro servizio statale a persone disabili; tuttavia queste sono risultate vittime di una certa discriminazione nella società. La legge impone alle aziende che impiegano 15 o più persone, di assumere lavoratori disabili; le aziende ricevono in cambio sussidi. Sebbene la legge imponga che gli edifici dispongano di strutture che facilitino l'ingresso ai disabili, certe barriere, particolarmente per quel che riguarda i trasporti pubblici, hanno creato notevoli difficoltà a queste persone svantaggiate.

Secondo le stime del Governo, in Italia sono state simate circa 2 milioni e 600 mila persone disabili, che rappresentano il 5 per cento della popolazione. Dei 500 mila lavoratori disabili iscritti agli uffici di collocamento pubblici, solo il 5,8 per cento ha trovato un lavoro.

Minoranze Nazionali/Razziali e Etniche

A novembre, il Ministro per le Pari Opportunità ha creato un Ufficio Nazionale per Combattere la Discriminazione Razziale ed Etnica, per monitorare e prevenire la discriminazione e fornire assistenza legale alle sue vittime. Nel programma è stato previsto di attivare una linea nazionale sempre attiva per denunciare casi e condurre campagne per scoraggiare la discriminazione.

L'aumento dell'immigrazione ha generato una certa xenofobia. Poiché molti immigrati sono mussulmani, la religione ha contribuito ad accentuare le differenze con i cittadini nati in Italia. Secondo un sondaggio condotto durante l’anno in Italia da una Organizzazione Sindacale Internazionale (International Labor Organization) in tre grandi città, il 41 per cento degli immigrati marocchini ha ritenuto che i datori di lavoro li avevano discriminati nel processo di assunzione. Tuttavia sono stati numerosi gli immigrati assunti per svolgere lavori mal retribuiti.

Sondaggi di opinione hanno indicato che la prevalenza degli atteggiamenti negativi nei confronti degli immigrati era in aumento, soprattutto tra i giovani e nel nord del paese.

Nel 2003, una commissione di esperti indipendenti dell'ONU ha sottolineato la sua profonda preoccupazione riguardante i continui maltrattamenti subiti dai giovani immigrati e dai Rom ad opera degli agenti di polizia, ed ha raccomandato una preparazione più accurata per gli agenti delle forze dell'ordine che si occupano di bambini. In conseguenza a quanto riferito dalla commissione, varie giunte comunali hanno organizzato programmi di addestramento destinati nello specifico agli agenti di polizia destinati a mantenere l'ordine pubblico nei campi nomadi.

Non si sono avuti dati statistici accurati sul numero di Rom presenti nel paese. I membri della comunità Rom e le organizzazioni non governative che se ne occupano hanno stimato che la popolazione è composta di circa 120 mila individui, dei quali fino all'80 per cento potrebbero essere cittadini italiani -- la maggior parte dei quali sarebbe in grado di far risalire la presenza dei propri avi nel paese al 14 secolo. Questi Rom vivono prevalentemente al centro e al sud del paese; la loro lingua non è ufficialmente riconosciuta. Vivono e lavorano in condizioni non diverse da quelle degli altri italiani.

Gli immigrati Rom, o i figli degli immigrati Rom, sono stati concentrati nelle periferie estreme delle aree urbane dell'area centrale e meridionale del paese, vivendo nei campi nomadi contrassegnati da povere abitazioni, servizi igienici carenti, limitate prospettive di lavoro, strutture per l'istruzione inadeguate e la mancanza di una adeguata presenza delle forze dell'ordine. A causa delle limitate entrate economiche, della scarsa possibilità di impiego e delle molestie di cui sono spesso vittime, alcuni Rom hanno cominciato a mendicare e a commettere reati minori, generando misure repressive da parte della polizia e della magistratura.

Alcune minoranze tradizionali, tra le quali le comunità alpine di lingua francese e tedesca del nord e di lingua tedesca e slovena a nord est vantano statuti speciali. I diritti speciali di cui godono queste regioni che sono rispettivamente la Valle d'Aosta, il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia, comprendono l'uso delle loro lingue nei vari uffici governativi e, in Trentino Alto Adige e in Valle d'Aosta, nelle scuole pubbliche. La legge consente che la lingua slovena venga utilizzata nelle scuole e negli uffici governativi.

Sezione 6 Diritti dei Lavoratori

 

a. Il Diritto di Associazione.

La legge sancisce il diritto di fondare sindacati, di far parte di sindacati e di condurre attività sindacali sul posto di lavoro, e i lavoratori hanno esercitato liberamente questi diritti. I sindacati sostengono di rappresentare tra il 30 e il 40 per cento della forza lavoro.

 

b. Il Diritto di Organizzarsi e di Trattare Collettivamente

La Costituzione sancisce il diritto dei lavoratori di organizzarsi e di portare avanti collettivamente le trattative contrattuali, e i lavoratori hanno esercitato liberamente questo diritto. Circa il 35 per cento della forza lavoro possiede un contratto di lavoro negoziato dal sindacato, ma anche i lavoratori non iscritti al sindacato hanno beneficiato dello stesso tipo di contratto. La Costituzione garantisce il diritto di sciopero, e i lavoratori hanno esercitato questo diritto nella pratica. La legge limita gli scioperi che influiscono sui servizi pubblici essenziali (per esempio i trasporti, la sanità e la nettezza urbana), richiedendo che vengano notificati con largo anticipo e vietando che si ripetano a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro.

Non esistono zone per processare prodotti di esportazione.

 

c. Proibizione del Lavoro Forzato e del Lavoro Obbligatorio.

La legge proibisce il lavoro forzato o obbligatorio, anche per i bambini; tuttavia sono stati segnalati casi di simili pratiche (vedi Sezione 5). La polizia scopre periodicamente immigrati clandestini cinesi che lavorano in piccole aziende disseminate in tutto il paese, e in particolare nell'ambito della vasta comunità di immigrati cinesi in Toscana.

 

d. Proibizione del Lavoro Minorile ed Età Minima per le Assunzioni.

La legge proibisce l'impiego di bambini di età inferiore ai 15 anni (con alcune limitate eccezioni), ed esistono limitazioni specifiche per quel che riguarda l'impiego di uomini di età inferiore ai 18 anni e delle donne di età inferiore ai 21 anni per lo svolgimento di attività pericolose e insalubri; tuttavia queste leggi non sono state completamente rispettate nella pratica. Assicurarsi che venga rispettata la legge sull'età minima per lavorare e delle altre norme previste per proteggere i bambini non è stata una cosa semplice nel caso dell'economia sommersa. Nel corso dell'anno, secondo le stime di un centro di ricerca indipendente, circa 400 mila bambini hanno lavorato almeno occasionalmente, mentre 70 mila bambini hanno lavorato almeno 4 ore al giorno. Nel 2002, l'ISTAT (L'istituto Nazionale di Statistica) ha riferito che circa 31.500 bambini - una grossa parte dei quali appena quattordicenni o di età inferiore -- hanno lavorato in agricoltura (perlopiù maschi), negli alberghi dei centri urbani, nei bar e nei ristoranti (perlopiù femmine). Questo lavoro minorile si è svolto principalmente in ambito familiare, e non ci sono stati problemi di maltrattamenti. Tuttavia, l'ISTAT ha dichiarato che il maltrattamento e lo sfruttamento dei minori sono problemi accaduti al di fuori dell'ambito familiare, soprattutto nei casi dei figli di immigrati.

Un vasto numero di bambini lavoratori immigrati illegalmente dal Nord Africa, dalle Filippine, dall'Albania e, in particolare dalla Cina, ha continuato ad entrare nel paese. Un insieme di leggi sull'immigrazione e controlli più severi ha ridotto il numero di immigrati cinesi sfruttati nelle piccole aziende; tuttavia, molti bambini lavorano insieme ai loro familiari per produrre sciarpe, borse e imitazioni di prodotti di marca.

Il Governo, le associazioni degli imprensitori e i sindacati hanno portato avanti la loro collaborazione tripartita per fermare il lavoro minorile. Il Ministero del Lavoro, insieme alla polizia ed ai Carabinieri, è responsabile di far rispettare le leggi sul lavoro minorile.

 

e. Condizioni di Lavoro Accettabili

La legge non stabilisce i minimi salariali, ma questi vengono di volta in volta stabiliti tramite trattative condotte collettivamente settore per settore. Quando un datore di lavoro e un sindacato non riescono a raggiungere un accordo, può essere il tribunale a stabilire il compenso equo basandosi sulla pratica di attività analoghe, sebbene ciò si sia raramente verificato nella pratica. Il salario medio giornaliero ha consentito al lavoratore e alla sua famiglia di mantenere un livello di vita decoroso.

La settimana lavorativa legale è di 40 ore. Il lavoro straordinario non può protrarsi oltre le due ore quotidiane. A meno che non venga stabilito altrimenti attraverso trattative contrattuali collettive, la legge stabilisce che il lavoro straordinario nel settore industriale non debba superare le 80 ore semestrali e le 250 ore annuali.

La legge stabilisce standard per la sicurezza e la salvaguardia della salute dei lavoratori, e delle direttive per ciò che riguarda i risarcimenti alle vittime degli incidenti sul lavoro. Le direttive dell'Unione Europea sulla salute e sulla sicurezza sono state incorporate nella legge. Gli ispettori del lavoro provenienti dal Ministero del Lavoro o dal servizio di sanità pubblica sono stati piuttosto pochi rispetto alla vastità delle loro responsabilità. Nel corso dell'anno in esame, il Ministero del Lavoro ha assunto altri 850 ispettori del lavoro. I lavoratori hanno il diritto di sottrarsi a situazioni di lavoro rischiose senza mettere a repentaglio la continuità del loro impiego. I tribunali hanno imposto sanzioni e a volte anche condannato gli imputati alla detenzione in casi di violazione delle leggi relative alla salute e alla sicurezza dei lavoratori.

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