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   Afghanistan
    
An Afghan man receives training from the HALO Trust organization in Kabul to detect and clear mines. (ŠAP Images)

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TRADUZIONE INFORMALE, DA NON CONSIDERARE COME TESTO UFFICIALE

In Afghanistan torna a fiorire "Il giardino del diavolo", 30 agosto 2006

(Ex campo di battaglia liberato dalle mine terrestri e dalle munizioni inesplose)

Di Lea Terhune
Redattrice del Washington File

Washington – Lo chiamavano “Il giardino del diavolo”. Disseminati di mine terrestri, trappole esplosive e ordigni inesplosi, residui di feroci battaglie che per più di due decadi hanno imperversato nella zona, i fertili terreni che circondano Bagram, Afghanistan, erano considerati i più pericolosi campi minati del mondo. Una passeggiata su quei terreni poteva costare la vita o un arto.

Ora, dopo cinque anni di meticoloso lavoro da parte dell’HALO Trust, migliaia di armi letali sono state rimosse da un significativo tratto di terra, un tempo un settore del fronte che divideva l’Alleanza del Nord e le forze talebane.

Secondo Cameron Inber, desk officer per l’Asia Centrale dell’HALO Trust, 4,9 milioni di metri quadrati della Bagram Junction sono stati resi sicuri. Inber ha dichiarato al Washington File che 9.140 mine e 12.180 pezzi di artiglieria inesplosa e altri residui bellici esplosivi sono stati rimossi dal territorio.

Ciò rende sicura la coltivazione di almeno parte della Valle di Shomali, famosa per i suoi vigneti. Ma c’è ancora altro lavoro da fare. Laddove la ripulitura di Bagram è un successo importante, “Questa non è la fine della rimozione delle mine”, ha dichiarato Inber. “Stiamo ancora parlando di un altro decennio, agli attuali livelli di finanziamenti”.

Anche se la rimozione delle mine terrestri e le campagne di sensibilizzazione hanno ridotto negli ultimi anni il numero delle vittime, secondo il Landmine Monitor Report del 2005 in Afghanistan nel 2004 ci sono state quasi 900 vittime di mine terrestri e di munizioni inesplose. “L’Afghanistan è decisamente il paese al mondo più devastato dalle mine”, ha dichiarato al Washington File Kurt Chesko, funzionario del programma statunitense dell’HALO Trust. Le operazioni di sminamento restano cruciali perché la vita torni alla normalità.

L’Ufficio per la Rimozione e l’Eliminazione delle Armi del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha elargito circa 5 milioni di dollari a sostegno dello sforzo di Bagram, cosa che ha consentito a più di 72.000 rifugiati afgani e a migliaia di cittadini sfollati di tornare nella loro terra. Altri finanziamenti sono arrivati da Roots for Peace, un’organizzazione non governativa con base in California che si dedica a ripristinare la coltivazione della terra in aree di conflitto attraverso il suo programma “trasformare le mine in viti”, e dai filantropi americani Tracey e George Begley, in una partnership tra pubblico e privato con il Dipartimento di Stato. Anche il Regno Unito, la Germania, l’Irlanda, il Giappone, l’Olanda e la Norvegia hanno contribuito con dei finanziamenti.

Le mine furono introdotte in Afghanistan dalle forze sovietiche, che minarono pesantemente il territorio durante la loro occupazione, tra il 1979 e il 1989. Altre mine terrestri vennero disseminate durante la guerra civile nei primi anni ’90, e nel susseguente conflitto tra Talebani e Alleanza del Nord tra il 1996 e il 2001.

L’HALO Trust, un’organizzazione indipendente fondata nel 1988, è attivo in 10 paesi e mette in campo 7.000 sminatori. L’organizzazione riferisce che, dall’inizio del 2006, ha rimosso più di 5 milioni di mine terrestri e di altre munizioni inesplose.

Nuove tecnologie promettono di accelerare il processo di rilevamento delle mine terrestri. Dopo averlo sviluppato e rigorosamente testato negli Stati Uniti e sui campi minati, il Dipartimento della Difesa statunitense dispone di un nuovo strumento, l’Handheld Standoff Mine Detection System (HSTAMIDS), che consente a coloro che rimuovono le mine terrestri di distinguere le mine dai detriti metallici. Secondo un portavoce del Dipartimento di Stato americano, il dispositivo “promette di rivoluzionare il sistema di rimozione delle mine”.

Il Direttore dell’HALO Trust, Guy Willoughby, ha definito l’HSTAMIDS “la più importante conquista nella rimozione delle mine dal 1940”. È il primo rilevatore di mine che opera con un doppio sensore, è leggero, dura a lungo e facilita significativamente una più rapida rimozione delle mine. L’HALO lo sta attualmente sottoponendo a verifiche. “Sono tutti ottimisti al riguardo”, ha dichiarato Chesko.

Il sistema di rilevamento, attualmente in uso in Afghanistan, in Cambogia e in Tailandia, integra un metal detector a induzione elettromagnetica e un’unità radar a banda larga che penetra nel terreno. I suoi sensori e il suo software sono in grado di distinguere le mine terrestri dai cumuli metallici. I precedenti strumenti di rilevazione facevano sprecare molte ore con falsi allarmi causati da inoffensivi pezzi di metallo presenti nel terreno.

L’esercito statunitense ha iniziato a utilizzare l’HSTAMIDS per la rimozione di mine terrestri a scopo umanitario nella primavera del 2006. Attualmente ci sono 2.000 sistemi operativi sul campo, e si attende che altri 1.100 vengano consegnati entro la fine dell’anno.

Altri partner del Programma Internazionale di Verifica e Valutazione per lo Sminamento a scopo Umanitario, tra cui il Canada, l’Olanda, la Svezia e il Regno Unito, hanno assistito ai test sul campo del sistema. HSTAMIDS è stato creato dalla L-3 CyTerra, un’azienda a base statunitense che sviluppa tecnologie per il rilevamento di tracce d’esplosivo, per i rilevatori di mine terrestri e per i prodotti contro il terrorismo
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